Dal Giappone in Italia, è forte il "terrore nucleare"

La tragedia che ha colpito il Giappone ha dato nuovo slancio al dibattito, in Italia, sul nucleare. Da Nord a Sud del Paese la paura e le perplessità sono tante. Poco dopo l’incidente di Chernobyl il referendum in Italia del 1987 aveva visto la vittoria di coloro che erano contrari al nucleare. Nel 2011 gli italiani saranno chiamati a votare nuovamente con un referendum sul nucleare, oltre che su altri temi.

L’Italia dei Valori chiama a raccolta i cittadini, il mondo del lavoro, dell'università, della cultura, per la grande manifestazione in piazza Navona a Roma, per il lancio dei referendum su nucleare.

E mentre il premier Berlusconi e Romani hanno invitato l’Italia alla riflessione e a una maggiore presa di coscienza su quanto potrebbe significare la costruzione delle centrali nucleari sul nostro territorio, la Prestigiacomo avrebbe confessato:“E’ finita. Non possiamo mica rischiare le elezioni per il nucleare”.

Ad Annozero lo sfogo di Beppe Grillo.

Dichiarazione presidente del Consiglio Regione Puglia Onofrio Introna:

“Seguiamo con trepidazione la battaglia contro l’incubo radioattivo a Fukushima, prendiamo atto della riflessione annunciata dal ministro Romani, ma il governo centrale sappia che il referendum si dovrà tenere, a meno che non intervenga un provvedimento forte e chiaro di stop del programma nucleare”. Come quella di tutto il mondo, l’attenzione del presidente del Consiglio regionale della Puglia, Onofrio Introna, è rivolta alla lotta dei volontari, “piccoli eroi anonimi”, per spegnere i reattori della centrale giapponese.

“Sarebbe utile una grande preghiera collettiva - fa notare Introna - perché se la fusione non si ferma l’impianto potrebbe esplodere, con conseguenze devastanti per l’intero pianeta. Ma servirebbero anche notizie più precise e circostanziate da parte del Giappone, al quale rinnoviamo tutta la nostra solidarietà e ammirazione. Il quadro della situazione va chiarito e i pericoli vanno indicati senza reticenze”.

“Il ministro dello sviluppo economico ora parla di scelte condivise, ma quello che ci sarebbe da condividere è un piano energetico nazionale che respinga l’uranio e adotti le fonti rinnovabili, l’energia pulita, il solare, l’eolico, uno sviluppo energetico ecocompatibile col rispetto per l’ambiente e per la salute della gente”.

“Che nessuno si senta autorizzato ad annullare il referendum in cambio di niente – conclude Introna – la corsa del governo nazionale verso il nucleare dovrà essere arrestata solo con atti parlamentari di pari forza ed efficacia rispetto a quelli che l’anno avviata”.

Dichiarazione Presidente Gruppo Sel, Michele Losappio:

“Dalla catastrofe giapponese la riflessione del Governo non ricava ripensamenti ma chiacchiere la più clamorosa delle quali è la presunta intesa preventiva con le Regioni per la scelta del sito delle centrali che Berlusconi vuole ad ogni costo.

La legge approvata dal centrodestra in Parlamento limita infatti al solo “sentite” il ruolo delle Regioni, cioè a un parere non vincolante.
Non a caso la Puglia si è battuta anche con propria legge regionale per passare dal “sentito” alla “intesa” cioè ad un accordo vincolante Stato-Regione senza il quale la centrale non si può costruire in un territorio.

Ebbene il Governo è talmente ostile a tale concertazione che si è rivolto alla Corte Costituzionale per ottenere la statuizione del principio dell’unica volontà dello Stato centrale che sovrasta quella delle Regioni.

Non sono pertanto credibili le ultime dichiarazioni del Ministro Romani; se il Governo ha finalmente cambiato idea deve modificare la legge.
Altrimenti sono solo parole spese in libertà per bypassare le elezioni amministrative e la consapevolezza dell’opinione pubblica, così coma ha candidamente “confessato” la Prestigiacomo”.