Si chiama Glarus e in pochi sanno che è l'altra Castiglione, quella d'oltre confine. Un' intera comunità che da qui è partita negli anni '60 e '70 e lì è rimasta, ha messo radici. Il tedesco mescolato al dialetto del Capo di Leuca, i wurstel trasformati in “servola”, il caffè Quarta che ancora fuma nelle tazze durante gli inverni freddi.
Sono i frammenti della diaspora salentina che ha sparpagliato la nostra gente nel resto d'Italia, d'Europa, del mondo intero. Sono le tappe di un lungo viaggio di andata e, raramente, di ritorno che si cercherà di ricostruire durante le due serate del “Festival delle Migrazioni”, il 10 e 11 agosto a Castiglione d'Otranto, frazione di Andrano.
Culla dell'incontro la stazione ferroviaria, lì dove tutto è iniziato e si è ripetuto. Ed è lì che, per capire e leggere il fenomeno, la Mexapia Production e l'Associazione A.B.Michelangeli hanno voluto l'evento, con il patrocinio pure di Apulia Film Commission, Regione Puglia e Cantone svizzero di Glarus.
Si inizierà alle 21.30 del 10 agosto con la proiezione del documentario svizzero “Così siamo arrivate sino ad adesso” della regista Maya Schumacher. Sarà presente anche lei durante la tavola rotonda “L'identità oltre la frontiera”, che si terrà subito dopo e che ospiterà tra gli altri il docente di Antropologia culturale dell'Università del Salento, Eugenio Imbriani.
A chiudere la prima serata il concerto di “Les Troublamours”, la band che dal 1996 sperimenta connubi musicali che vanno dai ritmi gitani alle tarantelle alle movenze balcaniche.
L'11 agosto invece, alle 21.30, la tanto attesa proiezione del documentario “In nome del padre- l'emigrazione italiana in Svizzera” di Donato Nuzzo e Fulvio Rifuggio.
Seguirà il dibattito su “L'emigrazione ha memoria lunga” con, tra gli altri, l'assessore regionale Elena Gentile e la dirigente regionale dell'Ufficio Pugliesi nel Mondo, Giovanna Genchi. Chiuderà il concerto dei Madeleine, che si snoda tra musica francese, ballate messicane, tanghi e brani inediti.