"Dalì il genio": al Castello Aragonese di Otranto la mostra

 "Dalì il genio": al Castello Aragonese di Otranto la mostra

Venerdì 27 maggio alle ore 18 presso il Castello Aragonese di Otranto si terrà l’inaugurazione della mostra “Dalì il genio”, a cura di Alice Devecchi. Questo evento apre la terza stagione di grandi mostre del Castello di Otranto, contenitore culturale gestito dalla Società cooperativa Sistema Museo di Perugia e dall’Agenzia di Comunicazione Orione di Maglie, con la direzione artistica dell’architetto Raffaela Zizzari. Dopo il grande successo degli ultimi due anni con le mostre di Joan Mirò e Pablo Picasso, che hanno registrato 90mila presenze complessive, il castello apre le porte a uno dei più importanti artisti contemporanei del ‘900, affermandosi come punto di riferimento per l’arte e la cultura a livello nazionale e internazionale.

Interverranno alla presentazione Dario Stefano - Assessore all'agricoltura della Regione Puglia, Luciano Cariddi - Sindaco della Città di Otranto, Alice Devecchi - Curatrice della mostra, Raffaela Zizzari - Direttore artistico Castello Aragonese, Gianluca Bellucci - Sistema Museo e Luigi Orione Amato - Orione Comunicazione.

La mostra – aperta dal 28 maggio al 25 settembre (ingresso 6/4 euro) - accoglie sei sculture originali in bronzo, tra le quali “Elefante cosmico” (di grandi dimensioni - h 120 x 90 x 350 cm), e una selezione di cinquantaquattro incisioni originali, che spaziano nel mondo del surreale per illustrare temi e testi letterari e che ancora una volta testimoniano la grande capacità grafica del maestro spagnolo. Dal clima gotico travasato in surrealismo bianco/nero de “Il Castello di Otranto”, ai colori pallidi delle “Fiabe Giapponesi”, al vuoto di colore della carta lasciata nuda in “Tristano e Isotta”, al nero e oro glitterato degli “Amours Jaunes”, Dalì precipita con la sua gamma espressiva multiforme nel vero Castello Aragonese di Otranto. Lo invade, lo trasforma, semina il panico con il suo ingombrante mistero, proprio come il gigantesco elmo che mette in moto la trama del romanzo di Walpole che l’artista spagnolo illustra in una delle serie di incisioni in mostra. Dalì si muove, agile e rapido come un gatto, tra testi completamente diversi per registro, tono, epoca, con l’unico filo rosso che è l’indubbia riconoscibilità delle sue figurette allungate, delle sue fughe vertiginose di linee, della sua irreprensibile indole provocatoria. Le sculture in bronzo paiono la materializzazione dei personaggi che Dalì dirige nella sua opera grafica, attori che si muovono in scena nonostante le loro articolazioni molli, senz’ossa, raccontando ognuna la sua storia più o meno eroica.

“Le serie grafiche in mostra sono legate a testi molto diversi, per epoca, per registro, oltre che per trama”, precisa la curatrice Alice Devecchi. “Per ognuna si può intuire quale elemento abbia agganciato l’attenzione di Dalì permettendogli di affrontare con i suoi strumenti figurativi la narrazione per immagini”. “Le sculture – prosegue - paiono la materializzazione dei personaggi che Dalì dirige nella sua opera grafica, attori che si muovono in scena nonostante le loro articolazioni molli, senz’ossa, raccontando ognuna la sua storia più o meno eroica. La vocazione alla teatralità che l’artista ha sempre avuto nell’arte come nella vita suggerisce in quest’occasione una disposizione delle sue opere plastiche in guisa di interpreti a tre dimensioni di ogni storia raccontata nei fogli incisi”.

Inoltre, in occasione della mostra, il Castello sarà animato anche da OltreDalì, rassegna collaterale, a cura di Raffaela Zizzari, che trasforma il castello in una tappa obbligatoria per chiunque visiti Otranto, mutandolo in una grande macchina culturale dedicata all’arte e alle sue nuove espressioni. La rassegna interagisce omaggiando Dalì, le sue manifestazioni artistiche, gli elementi caratterizzanti di una figura poliedrica come quella del “genio polimorfo”, trasformati e reinterpretati da artisti nazionali. Dai baffi ceramici di Monica Righi alle tele molli di Pasquale Pitardi, dal fuori scala di Marino Ficola alle sedie di Luigi Orione Amato, dalle miniaturistiche illustrazioni di Massimo Pasca all’uovo e ai mega ciottoli di Raffaela Zizzari, dalla seduta bocca di Gufram alle sedute di Romano Alcide Rizzo.

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