Alla scoperta della Cattedrale di Otranto

Otranto, nominarla è dire la lontananza che sconfina nell'Oriente e smette di evocare una città sul mare per diventare una storia monumentale, ottocento storie, un labirinto di rimandi che si inanellano, una bellezza enigmatica eppure evidente che ha i lineamenti del lungomare, del borgo antico, del Castello, ma soprattutto della Cattedrale.
Dove sei quando sei dentro un posto così? Sei in una foresta di simboli, un mistero dell'arte custodito qui da diciotto secoli, un racconto per immagini che nemmeno i turchi ebbero il coraggio di distruggere dopo il saccheggio della piccola città nel 1480 ed il martirio degli 800 che resistevano al tentativo di costituire una testa di ponte ottomana in terra cristiana. Il mosaico pavimentale della Cattedrale di Otranto - realizzato dal monaco Pantaleone tra il 1163 ed il 1165 è il labirinto impossibile in cui Occidente e Oriente si incontrano, si mescolano, diventano segni. Qui sono custoditi i teschi dei Martiri raccolti dentro teche di vetro.

Non solo un rimando alla cultura del Medioevo, ma una sorta di generatore enciclopedico di tutte le narrazioni (si estende per 16 metri, è il più grande d'Europa) che si dipanano dalla figura centrale: l'Albero della vita sormontato da Adamo ed Eva. Ed ecco il bestiario fantastico e una serie di figure umane mitiche: un Toro, un Behemot, un Leviatano, un Dromedario rampante, un Elefante con stella a cinque punte, una Lonza con volpe, un'Antilope, un Centauro, un Cervo ferito, un Unicorno, la Regina di Saba, il Re Salomone, una Sirena che stringe le sue due code, un Leopardo e un Ariete.

Le domande che molti studiosi si sono posti si rincorrono: perché le radici dell’Albero della Vita sono sollevate da due elefanti? Perché un “gatto con gli stivali”? Perché un centauro con una scacchiera in testa? Chi era veramente Pantaleone? Forse viveva nel monastero di Casole, che fu un ponte fra le culture dell’Oriente mediterraneo e dell’Occidente nordeuropeo. Un grande studioso tedesco, Arnold Willemsen, l'ha definito “l’enigma di Otranto”, più emozionante di qualsiasi film in 3D, poiché gioca una partita con l'immaginario di ogni osservatore.

Fra le figure animali che colpiscono e che appaiono tra i medaglioni: un asino che suona la lira. Nell'abside ecco gli "episodi" del Libro di Giona ed una scena di caccia al cinghiale. Più in là l'occhio del visitatore viene catturato dalla raffigurazione di Sansone che lotta contro un leone, un gigantesco drago alato, due scimmie, un uomo. La storia raccontata da Pantaleone attraverso questo fantasmagorico mosaico ha una sua cronologia interna che si sviluppa lungo il tronco dell'Albero della vita procedendo verso il basso. Adamo ed Eva, uscendo dal Paradiso Terrestre sono seguiti da Re Artù a cavallo di un caprone mentre sulla destra appaiono Caino e Abele. Altri dodici medaglioni più in basso raffigurano i mesi, lo zodiaco, i mestieri ed i passatempi.
Il mosaico è un libro che mescola il Diluvio Universale e la costruzione della Torre di Babele, centauri e divinità - basti pensare alla Dea Diana che uccide un cervo -, un centauro, una scacchiera, Re Alessandro Magno, due cavalieri nudi che suonano l'olifante e due elefanti giganteschi.
Nella navata destra della Cattedrale, un Atlante e un uomo indicato come Samuele. Nella navata sinistra, i tre Patriarchi Abramo, Isacco, Giacobbe. Nell'area della Dannazione, si trovano un angelo, un diavolo, due mostri e Satana.

Il Mosaico è anche una straordinaria collezione di illusioni, uno spazio che cristalizza mondi, sogni e incubi, idee ed echi. Qualcosa che ti sollecita e ti turba, ti legge come una scatola nera e cerca in te la password per decodificare ciò che inutisci o fraintendi o interpreti. Come in una sala degli specchi.

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