Giornata di mobilitazione nazionale. Sette sit in nel Salento per una sanità migliore

Giornata di mobilitazione nazionale. Sette sit in nel Salento per una sanità mig

Sette sit-in sul diritto alla salute si terranno, contemporaneamente, a Lecce e provincia, venerdì 18 novembre, in occasione della Giornata di mobilitazione nazionale per un sistema sanitario pubblico, universale e di qualità organizzato da CGIL, SPI CGIL ed FP CGIL con 400 iniziative in tutta Italia.

Il Sindacato, i lavoratori e gli utenti si danno appuntamento, a partire dalle ore 10, presso i Presidi ospedalieri di Lecce, Casarano, Galatina, Gallipoli, Scorrano e presso le sedi dei Distretti di Martano e Ugento.

Il servizio sanitario pubblico è messo pesantemente in crisi da scelte economiche e politiche che minano il diritto alla salute dei cittadini: 12 miliardi in meno, dal 2010 al 2014, un miliardo in meno per l'edilizia sanitaria con questa Legge di stabilità; riduzione da un miliardo a 200 milioni per il Fondo sociale, introduzione del “super ticket” sanitario per oltre 4 miliardi entro il 2014.

L’Italia è il Paese che spende di meno in sanità pubblica rispetto alla media degli altri Paesi UE e dei Paesi OCSE. È un'impostazione regressiva che va ribaltata: sanità e welfare non sono una spesa, sono uno strumento anticiclico contro la crisi, un investimento per lo sviluppo di qualità, per l'occupazione, per il benessere delle persone.

In Puglia, per quanto il disavanzo non derivi dalla sanità e il piano di rientro sia stato imposto dal Governo, il colpo inferto alla rete dei servizi sanitari è insostenibile, soprattutto per la carenza di personale. Più dei due terzi del bilancio regionale è per la sanità.

La Asl di Lecce, per altro, non ha ancora costituito la cabina di regia, che la CGIL ha ripetutamente rivendicato quale strumento per governare il percorso di riorganizzazione. Nella provincia di Lecce il Piano di riordino doveva essere la vera sfida per riqualificare i servizi sanitari. Anche la riduzione dei posti letto doveva rappresentare un’impostazione nuova: il ricovero in ospedale, infatti, è quasi sempre per i cittadini l’unica soluzione, in assenza di altre strutture.

La Cgil, però, è stata da sempre contraria alla “politica dei due tempi” nella riorganizzazione dei servizi sanitari: al taglio dei posti letto doveva corrispondere un immediato progetto riorganizzativo della rete pubblica sanitaria. Un progetto che prevedeva la riconversione dei presidi ospedalieri in Case della salute, in sedi pubbliche per le prestazioni sanitarie e sociali, ivi compresi gli ambulatori di Medicina generale e specialistica.

La situazione attuale invece è gravissima, perché queste alternative mancano: sui 240 posti previsti ce ne sono 180, mancano i posti di medicina, non sono attive le lungodegenze.
I tempi delle liste di attesa si sono allungati da quando è venuta meno l’esclusività del rapporto di lavoro nella sanità. Per contribuire all’abbattimento dei tempi di attesa per le prestazioni diagnostiche sarebbe necessario che le strumentazioni funzionassero in h 12.

Con la giornata di mobilitazione nazionale di domani CGIL, Sindacato Pensionati della Cgil, Funzione Pubblica Cgil, rilanciano le loro sette proposte rivolte a Governo e Conferenza delle Regioni:

1) garantire il finanziamento dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) in tutte le regioni e abolire i super ticket;
2) servizi 24 ore su 24 con finanziamenti vincolati a priorità, che vanno dalle cure primarie alla non autosufficienza;ù
3) sbloccare le assunzioni e rilanciare la contrattazione perché chi lavora favorisce il cambiamento;
4) rendere socialmente sostenibili i piani di rientro;
5) usare i risparmi per aprire nuovi servizi;
6) i Lea prima di tutto;
7) aprire alla partecipazione democratica con una sede di confronto nazionale e regionale.

A livello regionale, inoltre, la Cgil rilancia gli obiettivi sulle politiche sanitarie e socio sanitarie:

- riqualificare la rete ospedaliera con la riconversione in servizi territoriali
- potenziare la prevenzione, i servizi distrettuali e le cure primarie.
- raggiungere una matura integrazione fra ambito sociale e sanitario
- governare adeguatamente i meccanismi dell’accreditamento
- riportare l’offerta entro i limiti della programmazione pubblica ed il governo dell’assistenza farmaceutica.

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