Di lei si potrebbe dire che è un palombaro, riporta a galla suoni altrimenti perduti. Anna Cinzia Villani, cantante, danzatrice, tamburellista e ricercatrice paziente dei suoni e dei canti della tradizione musicale popolare, un tessuto sonoro trasmesso da donne che sono diventate centenarie, con le loro facce del secolo scorso ereditato da ritratti color seppia, dagherrotipi, camei.
Anna Cinzia Villani ha fatto della ricerca sul campo la sua ragion d’essere, ha cominciato bussando alla porta dei cantori popolari che da tempo si erano chiusi in un silenzio mnemonico, mossi dal rifiuto di rinvangare i tempi di una miseria endemica, i canti che lei gli chiedeva di ricordare, infatti, erano la cifra della fatica di vivere.
Durante le feste e i raduni, lo spirito di quegli uomini si ravvivava come la brace e lei poteva attingere a piene mani, con un piccolo registratore e un orecchio raffinato. Erano gli anni Novanta, anni in cui il fermento della riscoperta delle vecchie tradizioni musicali nasceva da una costola degli anni Settanta, quando gruppi ancora attivi, come il Canzoniere Grecanico Salentino, si rimboccarono le maniche per salvare quello che poi da altri sarebbe stato travisato.
Da allora, la voce antica di Anna Cinzia Villani, si è riempita di sfumature e di storie, ha assorbito le cellule vitali di un archivio sonoro fatto di singhiozzi, improvvisazioni, scarno, privo di arrangiamenti artefatti. La sua ricerca e la sua voce sono un dono per il Salento, nel senso più poetico del termine: questa artista ha conquistato la scena dopo aver parlato con le nostre nonne, depositarie di ore leggendarie, intagliate nella stessa sostanza dei loro canti che ci parlano delle calde esalazioni dei gerani, delle corti in cui si arrampicava l’amore, dell’alba sui binari sovraccarichi di partenze senza ritorno, dei grilli stonati nell’aria di una serenata, dell’odio per la terra e dei capricci del destino.
Da poco è uscito il nuovo lavoro di Anna Cinzia Villani e MacuranOrchestra, si tratta del disco “Fimmana, mare e focu”, Edizioni AnimaMundi: un percorso nuovo, che racconta il Salento al femminile ma da una prospettiva diversa, non più quindi attraverso lo sguardo dell’uomo innamorato.
La Villani con la MacuranOrchestra sarà in concerto il 29 luglio a Montesano Salentino, in Piazza Aldo Moro, (21.30) nell'ambito del progetto multidisciplinare "Salento Creativo" e per "Corti sotto le stelle".
A parlare, nelle tracce che compongono il disco - a firmarne la direzione musicale è un altro grandissimo della scena musicale contemporanea, Valerio Daniele - sono donne dall’erotismo ironico e disperato, “femmine” che hanno mancato il loro destino come l’autrice sottolinea nelle liriche “Luntananza” e “Tridici stelle”. La forza della musica popolare si combina con arrangiamenti che sono capolavori. L'apertura è un sentito omaggio al compianto Piero Milesi. "Ìjo pucanè", brano dal sapore molto diverso dal resto del disco, il cui testo è stato scritto da Gianni De Santis, fu arrangiato dal maestro Milesi per la voce della Villani e divenne la sigla di apertura de La Notte della Taranta del 2001.
Il packaging, in carta riciclata, ospita in copertina un particolare di Scarpette rosse (2006), un’opera di carta di Teresa Ciulli (teresaciulli.blogspot.com), mentre il libretto interno di sedici pagine contiene le traduzioni in italiano e in inglese di tutti i testi. Tra i musicisti, oltre alla Villani (voce e tamburello), compaiono Annamaria Bagorda (organetto), Vito De Lorenzi (batteria etnica, tamburello, percussioni), Valerio Daniele (chitarra acustica, direzione musicale), Giorgio Vendola (contrabbasso), Daniele Girasoli (voce, violino, armonica, marranzano), Giorgio Distante (tromba), Gaetano Carrozzo (trombone). Così, in questo implacabile passaggio alla maturità, Anna Cinzia Villani ci consegna la ricerca di una vita che ha tentato di risalire, con successo, l’albero di una genealogia musicale che culmina in un ignoto punto della nostra storia.