Come ogni anno, già diverse ore prima del tramonto che costituisce un varco d'accesso alla notte più lunga dell'estate, la più catartica e attesa, il pubblico del Concertone finale de La Notte della Taranta si raduna davanti al palco e attende mentre la sera trascolora.
A salutare questa marea di gente giunta da ogni angolo d'Italia e non solo, tutti i sindaci della Grecìa Salentina anticipano il pre-concerto annunciando quella che quest'anno si è trasformata nella prima grande maratona di solidarietà per la ricostruzione delle zone colpite dal terremoto, tutti gli artisti hanno deciso di donare il loro cachet e nella piazza sono stati allestiti i salvadanai per le offerte spontanee.
Così, più che mai, la musica che sta per esplodere nel comune salentino più popolare nel mondo, rivendica la sua radice di dolore e terapia, di pianto e compianto, di malattia e cura. E questo significato, pregno di memoria, ricerca, militanza, risuona già durante il pre-concerto quando a scaldare i cuori dei 200mila "pizzicati" presenti ci sono artisti del calibro di Infantino accompagnato dalla danza di Maristella Martella, gli Armonauti, i Nidi d'Arac con Anna Cinzia Villani ed una magnetica Vera di Lecce che gira come un derviscio mentre la notte avanza.
Ad aprire il concertone poche, sobrie, parole del Maestro Concertatore Carmen Consoli, insieme agli ospiti di questa edizione - Fiorella Mannoia, Tosca, Nada, Lisa Fischer e Buika - le voci storiche e l'Orchestra Popolare guidata da Daniele Durante. Parole che chiedono e ottengono un minuto di silenzio per le vittime del terremoto, e questo silenzio rispettato da 200mila persone è una preghiera potentissima prima dell'inizio di quella che la Cantantessa ha sottolineato essere "Una medicina, la nostra medicina", una medicina "fimmena", che vibra nel suono del tamburello di Enza Pagliara e nella sua voce antica alla quale è affidato l'inizio con una bellissima versione di "Fimmene, fimmene".
Ed eccole le straordinarie fimmine di questa taranta solidale, si susseguono sul palco vestite di nero in segno di rinuncia allo sfarzo, compunte, essenziali: Fiorella Mannoia impeccabile nella sua interpretazione de "Lu zinzale", Nada attentissima alla sua pronuncia salentina, Tosca commossa e intensa, Lisa Fischer e Buika due voci che si intrecciano perfettamente ai brani scelti per loro. Il risultato è rispettoso, certamente degno di essere dedicato a Rina Durante, un omaggio doveroso che vibra nell'interpretazione de "La quistione meridionale" cantata dalla stessa Carmen Consoli accanto a Daniele Durante, uno dei più autorevoli protagonisti della ricerca e della riproposta di questa musica popolare oggi conosciuta e apprezzata grazie al lavoro di tutta la vita.
Una presa di coscienza, come giustamente sottolineava la scrittrice Rina Durante anticipando con lungimiranza un fenomeno ancora a venire, sottintendendo come attraverso il riscatto della propria storia, e soprattutto della musica, della cultura espressa da un popolo, ogni uomo possa abbandonare la sua condizione di "buon selvaggio" per entrare nella storia.
Così anche questa edizione de La Notte della Taranta entra a far parte di una lunga storia, tramandata di "Uccio" in "Uccio", di padri in figli, e questo travaso lo senti benissimo quando sul palco vibrano le voci di Alessia Tondo, di Antonio Castrignanò, di Antonio Amato, di Paglialunga, Sandra Caiulo, Ninfa Giannuzzi e Stefania Morciano.
Così come vibra nei passi del corpo di ballo guidato da Fabrizio Mainini, nella bellezza di Laura Boccadamo e Laura De Ronzo e di tutti gli altri artisti scelti per danzare "la medicina che guarisce". Quest'anno la taranta è fimmena, sì, e al sud, come nel resto del mondo, le donne sanno piangere senza spezzarsi il cuore, sanno rimettersi in piedi, madri figlie mogli militanti, anche quando quel cuore si spezza, come madonne e maddalene, come questa terra attraversata dai venti, da tante parole, e note e passi, capace di cantare il suo "Eccomi" di verità quando viene il momento di dare una mano.