Quello che di Otranto non sai

Otranto la notte

Otranto pecca di franchezza.
Hai voglia a dire che a Otranto "non c'è movida", hai voglia a dire che Otranto è un "paese per vecchi", hai voglia a dire che poi agosto "non ne parliamo, è un puttanaio".
"Francamente me ne infischio" ti risponde Otranto alla Clarke Gable, che ti guarda dall'alto del suo centro storico silente, perchè il segreto di Otranto non è tutto quello che un turista si aspetta nei mesi clou dell'estate, Otranto è la prima mattina, il primo pomeriggio, Otranto è la vista dalla prospettiva di Sara, a Otranto appartiene un presente fatto di un'antichità autentica che l'era postmoderna ha intaccato solo in parte.

Quello che è difficile cogliere di questa pseudo "città turistica" è l'accoglienza che ti riserva in qualsiasi momento dell'anno, agosto incluso, non si tratta solo di strutture ricettive, di buoni ristoranti o bar di tendenza che sicuramente ci sono.
Non si tratta solo di eventi originali, di feste patronali e di tradizioni culturali alle quali viene garantita la fede dei più anziani e la curiosità dei più giovani.
Otranto è qualcosa di più, che forse non sai.

Quello che di Otranto non sai è che ha un potere quasi 'terapeutico', di Otranto non sai che nei momenti in cui non vorresti saperne più nulla, lei ti accoglierà in silenzio senza farti domande, di Otranto non sai che nei momenti di affaticameno e di logorio lei ti regala discese con vista e salite ventilate, di Otranto non sai che con la vista obnubilata ti soffia via con un bel vento di Tramontana i "guazzabugli di vita simulata".
Otranto è il letto comodo di ogni ricordo, paura, delusione, gioia e sorriso.
Otranto tu non lo sai, ti abbraccia perchè ne hai bisogno, ti sorride perchè è tua complice, ti scuote se non lo capisci e te lo urla se non lo sai.

"Otranto è una mescolanza, il crocevia di ogni ragione e di ogni mistero; chiesa per le preghiere di ogni religione; porto di tutte le bestemmie in ogni lingua. (...)
Al di là di Otranto c’è solo l’orizzonte del nulla; al di là di Otranto c’è la dispersione, il naufragio, comunque l’incognita della deriva.
Al di là di Otranto c’è soltanto il mare come metafora dell’infinito e dell’inconoscibile.
Però occorre andare oltre Otranto. Dev’essere così, inevitabilmente."
(da Otranto pura nostalgia di Antonio Errico)

Altrimenti mai lo saprai.

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