La luce del mattino attraversa le sale del Castello Carlo V mettendo in evidenza frammenti di colore, i bordi di un paesaggio subliminale, quasi ipnagogico, alla stregua di ciò che resta del senso di uno sguardo sulle cose, sulle persone, dopo la lettura di un romanzo, l'ascolto di un brano, l'attraversamento di una città o di un viale d'acqua, un mare aperto.
Frammenti di alberi, palmizi che rimandano ai veri paradisi perduti e ritrovati (o meglio, definitivamente smarriti) dentro ogni promessa non mantenuta dalle cartoline pubblicitarie, da quei trailer che fissano in un'immagine impossibile e satura di ritocchi l'idea di quel che ci hanno detto essere la felicità. Stare davanti a troppi schermi, troppi file aperti, troppi link, troppi paesaggi digitali, è lo sconfinamento, l'inciampo narrativo che sembra sottintendere il non detto di "Autobiografia", la prima personale di Flavio de Marco in Puglia, che sarà inaugurata Sabato 17 dicembre a Lecce.
Il titolo della mostra curata da Lorenzo Madaro e Brizia Minerva dice molti anni trascorsi lontano da un Salento che oggi, grazie a questo doveroso tributo al percorso artistico di de Marco, ha l'opportunità di scoprire da vicino la poetica pittorica di uno dei massimi esponenti della sua generazione. Da anni di stanza a Berlino, Flavio de Marco non nega la gioia di esporre nella città in cui ha vissuto i primi diciotto anni della sua vita, di quel tempo e dei successivi spostamenti ci racconta durante le fasi di allestimento della mostra, mentre osserva, sceglie e non resta con le mani in tasca. Nel suo impeccabile gessato, lo sguardo di chi non ha risparmiato nemmeno una stanza del suo immaginario, Flavio de Marco sottolinea che basterebbero una manciata di opere, dieci quadri in tutto, per dire davvero qualcosa. Naturalmente, quel dieci è un folle traguardo, qualcosa che si lascia intravedere, a tratti persino sfiorare e mai prendere, così vicino a certa innominabile bellezza, all'ombra di miracoli peculiarmente umani.
Miracoli di senso, immagini, parole, musica, "frammenti di un discorso amoroso" che esprime attraverso molti linguaggi tutto quel che diciamo quando parliamo di arte. Qualcosa che, come de Marco ribadisce, non rientra nell'elenco di ciò che è fatto per essere consumato dal pubblico, ma piuttosto per innescare una stesura infinita e partecipata dall'osservatore. Un innesco, sì. Anzi, un cortocircuito. Se avviene bene, sostiene de Marco, se un'opera ti trova e per giunta ti piace allora è accaduto qualcosa in più. "La morte di Ivan Il'ič, il miracolo di Tolstoj," per esempio, "Il flauto magico di Mozart, i paesaggi di Caspar David Friedrich," ecco che cosa ci racconta de Marco camminando attraverso le ampie sale mentre il sole fuori inganna un dicembre teorico.
Tutt'intorno, ecco una carrellata di momenti, la lisca sfilata via dalla polpa degli anni, dal 1993 al 2015, il senso che riammaglia un'opera all'altra, dalla più grande alla più piccola che può viaggiare dentro una scatola di fiammiferi.
I curatori sanno di aver reso possibile una tra le mostre più significative di questi anni, fino al 5 febbraio sarà possibile visitarla e osservare da vicino le opere "in parte già esposte in alcune sue significative mostre, tra cui quella della Galleria nazionale d’arte moderna di Roma nel 2014 – che costituiscono un percorso antologico ragionato nella sua pittura. Ma con una fondamentale novità, che l’artista ha formulato per l’occasione: ogni opera sarà rielaborata per questa occasione. L’indagine sullo schermo del computer, come orizzonte di un’esperienza del paesaggio, sviluppa un’analisi sui confini che intercorrono tra realtà e rappresentazione e tra spazio fisico e spazio proiettivo: sono questi alcuni dei principali punti del lavoro di de Marco, che si esprime con la pittura e il disegno, denso di rimandi di natura letteraria e storico-artistica.
La mostra sarà accompagnata da un catalogo – progettato da Valerio Nicoletti – con i testi dei curatori della mostra, apparati biografici, bibliografici ed espositivi aggiornati e le immagini dei dipinti e dei disegni in mostra al castello Carlo V."
Visitare questa mostra mentre si compone è sentire sotto i polpastrelli la disciplinata follia di un editing accurato, la doverosa e continua riscrittura di tutti i deperibili io nascosti in giustapposizione dietro ogni Salva con nome, significa trovare la traccia fantasma, il voluto ripensamento in forma di veliero pronto a rivelare una misura di questa ricerca, di questa "Autobiografia". E che stupore.
*Inaugurazione sabato 17 dicembre 2016, ore 18.30
17 dicembre 2016 – 5 febbraio 2017
La mostra sarà visitabile tutti i giorni dalle 9 alle 20.30, il sabato e la domenica dalle 9.30.
Info e prenotazioni visite guidate: 0832.24.65.17