Il "Sedile", il gioiello di Lecce torna a splendere dopo il restauro

LA STORIA

Le notizie storiche datano la ricostruzione dell’attuale Sedile posto in aderenza alla chiesa di S.Marco, al 1592, in luogo del Seggio preesistente demolito nel 1588 .

Era Sindaco Pietro Mocenigo, oriundo veneziano (nel XV secolo la colonia veneziana era fiorentissima a Lecce a causa dei commerci e degli scambi con la laguna) quando fu edificato il nuovo Sedile il quale doveva consentire che, in quella sede così centrale, i governatori della Città potessero dare udienza al popolo.

Il Sedile è uno tra i monumenti più rappresentativi della Città per i contenuti storici che evoca, per il valore artistico dell’impianto architettonico e delle superfici scultoree, oltre che per la posizione nel cuore dell’agglomerato storico, l’antica piazza dei Mercanti (oggi Sant’Oronzo).

In uno scenario urbano dinamico e mutevole, il Sedile ha rappresentato il fulcro attorno a cui ha ruotato la storia della piazza: dalla sua posizione privilegiata, è stato testimone degli avvenimenti e delle svariate trasformazioni urbanistiche avvicendatesi nel corso dei secoli, le quali hanno determinato cambiamenti sostanziali nell’assetto urbanistico della piazza, fino a quello attuale susseguente la riscoperta dell’Anfiteatro romano.

Sino agli ultimi anni del 1800 la piazza era occupata sul lato meridionale dalla cosiddetta “isola del governatore” dove insisteva il palazzo del pubblico Governo (unico palazzo che comprendeva la residenza del Governatore, il Tribunale e l’antico sedile o sala del Parlamento generale in cui avevano luogo le assemblee del pubblico reggimento (un corpo municipale). Posto nell’angolo settentrionale dell’isolato e rivolto verso il centro della piazza, l’antico Seggio o Tocco quattrocentesco era sormontato da una torretta dotata di campana per convocare il popolo e il reggimento.

Piazza dei Mercanti inoltre rappresentava il centro attivo e commerciale della città, il luogo dove la gente si radunava per essere informata degli avvenimenti della storia; è stata teatro di sommosse, ha visto sfilare soldati e processioni, ha ospitato il mercato e gli scambi.

Le stampe antiche e le prime fotografie la immortalano sempre affollata e in piena attività, ricca di elementi di arredo urbano: la colonna di Sant’Oronzo, due statue equestri, una fontana.

Molti elementi di questa piazza nel tempo sono scomparsi. Dapprima caddero gli elementi di arredo. più tardi la maggior parte degli edifici prospicienti la piazza furono rifatti.

Il Sedile ricostruito nel 1592 è invece rimasto integro conservando nel tempo il suo carattere e la sua rappresentatività.

L’ARCHITETTURA

La planimetria originaria del monumento era composta, oltre che dalla loggia esistente a pianta quadrata, da alcune stanze che si sviluppavano sul retro e da una soprastante alle stesse, utilizzate come armeria e demolite nel 1937 in seguito agli scavi che portarono alla luce l’Anfiteatro Romano.

Ognuno dei quattro prospetti del Sedile è definito da pilastri angolari che inglobano, in una efficace invenzione architettonica, lo stelo di una colonna, come imprigionata al loro interno, le attraverso cinque grandi ovuli che si sviluppano per tutta l’altezza dei pilastri stessi: questo elemento architettonico richiama un motivo molto usato nell’edilizia antica locale, ma lo reinterpreta rinnovandolo e costituisce senza dubbio l’elemento di forza, caratterizzante di tutto l’apparato architettonico.

La volumetria del Sedile è quella di un parallelepipedo caratterizzato da due grandi archi gotici, a sesto acuto, che si aprono sulle due facciate principali e che, con il verticalismo proprio di quello stile, conferiscono all’impianto ariosità e leggerezza.

Sulle due chiavi di volta degli archi ogivali sono scolpiti lo stemma di Filippo III di Spagna e quello della Città con la lupa sotto il leccio, rappresentata per la prima volta senza l’antica torre di Santa Irene.

Ai lati degli stemmi, su ambedue le facciate, si sviluppano ricche panoplie che raffigurano corazze, armi e scudi, richiamo alle armature e alle munizioni che venivano custodite nelle stanze retrostanti la loggia.

Nella parte alta il Sedile è costituito da un sistema di archi a tutto sesto che si sviluppa sui quattro lati, a formare un’altana d’attico di gusto rinascimentale, che costituisce il coronamento della struttura stessa. L’insieme dei due diversi stili architettonici, quello inferiore gotico e quello superiore rinascimentale, costituiscono l’originalità stilistica del monumento.

All’interno la loggia si pregia di un’alta volta acuta, a spigoli costolonati, decorata a festoni di foglie di quercia e mascheroni. La volta, così come le pareti, in origine era ricoperta da affreschi. Un’epigrafe in pietra leccese, collocata su una parete laterale interna, sovrastata dal volto di Carlo di Borbone, ricorda l’omaggio, reso al re dalla Città nel 1743, consistente in caraffe d’oro e d’argento contenenti l’olio della lampada di Sant’Oronzo e, di seguito, il suo ringraziamento in lingua spagnola.

E’ importante evidenziare che la posizione occupata dal Sedile nella piazza, “ di tre quarti” rispetto all’assetto urbanistico proponeva, allora ed ancora oggi, una lettura simultanea delle sue due facciate principali e delle insegne regali e municipali scolpite sui due prospetti, conferendo pari importanza ai due poteri.

L’edificio si offre nella sua tridimensionalità, in virtù della quale assume un significato ancora più pregnante il motivo della colonna inglobata nel pilastro angolare, che fa da perno ai due prospetti.

La posizione di tre quarti lo rapporta visivamente al Castello di Carlo V: questi erano gli edifici, sede del potere amministrativo e di quello reale, più rappresentativi dell’epoca.

LE TRASFORMAZIONI NEL TEMPO

Il Monumento, sintesi riuscita di motivi architettonici gotici e rinascimentali, oggi è costituito da un unico volume che, in virtù della sua architettura, è come aperto sulla piazza.

La stessa loggia ha subito varie trasformazioni nel tempo: dapprima la rimozione delle alte inferriate che, nel 1616, durante il sindacato di Ferrante Ventura, furono apposte a chiusura delle arcate ogivali. Le stesse vennero in seguito sostituite da cortine murarie poi, a loro volta, demolite; di nuovo si collocò un’altra inferriata, fino alla realizzazione, nei primi anni del 1900, della vetrata preesistente il restauro su struttura in ferro.

Alterne sono state anche le trasformazioni dell’altana, i cui archi, nel numero di tre per ogni lato, furono dapprima chiusi, poi riaperti e completati da colonnine a tutto sesto a formare una balaustra.

IL SEDILE PRIMA DEL RESTAURO

Il Sedile presentava tutto il campionario di problematiche tipiche legate al degrado dei manufatti in pietra leccese, dato che cortine murarie ed elementi scultorei ed architettonici avevano subito nel tempo l’aggressione di agenti chimici e atmosferici

Altra forma di degrado si riscontrava nella sedimentazione di patina biologica, ovvero muschi, licheni e depositi organici adesi alla superficie lapidea

Gli altri due prospetti, quello rivolto a Nord e l’altro a Ovest, essendo più recenti perché ricostruiti nel 1937, si trovavano in un migliore stato di conservazione, anche se il prospetto posteriore evidenziava una serie di interventi invasivi: per l’alloggiamento di tubazioni di scarico, stuccature dei conci e rinzaffi eseguiti con cemento, presenza di linee elettriche, staffe in ferro e cassette di derivazione.

I prospetti esposti ad oriente e a meridione, caratterizzati da ampi archi a sesto acuto, erano chiusi da vetrate in ferro posate in opera agli inizi del secolo scorso (il loro inserimento aveva comportato un drastico taglio verticale continuo, di circa cm. 5, nell’intradosso dei piedritti e per tutto lo sviluppo delle ogive, a danno di capitelli ed elementi decorativi della chiave di volta): queste vetrate presentavano oramai una struttura deteriorata, dai profili ampiamente ossidati. Inoltre, in passato, si era cercato di dare stabilità a questa ampia superficie in ferro e vetro, fortemente sollecitata dalla spinta del vento, inserendo travi orizzontali di controventatura incastrate nei pilastri.

Nell’ambiente interno, ripetute tinteggiature avevano indistintamente coperto pareti ed elementi scolpiti, i festoni posti a sottolineare le intersezioni del sistema voltato, i mascheroni incorniciati da foglie di quercia, i capitelli decorati, sottraendo in tal modo pregio a tutte le decorazioni.

La pavimentazione, costituita da maioliche, la cui realizzazione è da ascriversi alla metà del 1900, era consunta su tutta la superficie e non più recuperabile.

INFORMAZIONI TECNICHE SUI LAVORI DI RESTAURO

I lavori di restauro conservativo del SEDILE sono stati inseriti nella programmazione dell’ente comunale nell’anno 2007 sulla base di un progetto redatto dal settore LL.PP. Ufficio Centro storico per l’importo complessivo di €. 450.000,00.

L’intervento è stato finanziato con le economie del “Programma Barocco leccese” di cui alla legge n.59/2001 ( con i fondi del programma barocco leccese sono stati eseguiti: il restauro della copertura della chiesa di S.Irene, Castello di Carlo V, Palazzo Vernazza).

I lavori sono durati dal giugno 2009 all’aprile 2011

La direzione lavori è stata condotta dall’ arch. Marcella De Giuseppe da Lecce

L’impresa aggiudicataria dell’appalto è stata l’impresa Troso Costruzioni s.r.l. da Lecce

L’impresa che ha eseguito in subappalto i lavori di restauro degli affreschi è stata la ditta Lorenzoni restauri da Polignano a Mare (Bari).

Il lavori di restauro dell’orologio sono stati effettuati su proposta e apparati tecnici del Museo dell’Ambiente presso l’Università del Salento, sulla base delle ricerche storiche fornite dal prof. Livio Ruggiero ed Ennio De Simone e altri esperti che hanno restaurato il pendolo e il quadrante e hanno provveduto alle dotazioni elettroniche e meccaniche.

GLI AFFRESCHI

All’interno dell’unico vano di cui è costituito il Sedile sono stati rimossi vari strati di calcina e tinteggiatura da fregi ed elementi decorativi, mascheroni, capitelli: la pietra è stata riportata a vista, con un impegnativo e puntuale lavoro di bisturi e spazzole ed è così affiorata tutta la loro perfezione stilistica…anche nel ghigno beffardo dei pregevoli mascheroni della volta!

L’epigrafe in pietra leccese, omaggio a Carlo di Borbone, è stata restaurata riprendendo ogni lettera del testo scritto.

Ma è stato nel rimuovere la tinteggiatura dalla volta che il monumento ha svelato ciò che per lungo tempo ha tenuto gelosamente nascosto!

La prima figura ad emergere…. dal passato è stata quella - perfetta - di un monaco teatino, di apprezzabilissima fattura: eravamo entusiasti per la scoperta e per aver trovato conferma alle limitate notizie storiche che raccontavano l’esistenza di affreschi su volta e pareti del Sedile.

I successivi lavori di restauro hanno svelato, ben nascosti sotto tenaci strati di calcina, ma solo sulla volta - non sulle pareti - e tra tante lacune, quanto è rimasto di queste superfici affrescate, che in origine dovevano conferire al monumento un aspetto fastoso. Oggi, dopo il restauro, sugli spigoli della volta sono visibili figure allegoriche - inserite in cornici che simulano il marmo e che seguono le linee architettoniche della stessa volta - Dazio, Frode, Onore, Virtù quelle di cui si riesce a ricostruire la dicitura sui cartigli, che, forse, farebbero riferimento alla funzione di borsa svolta un tempo all’interno del Sedile; sulla crociera, un ciclo pittorico composto da una serie di episodi che, molto probabilmente, rappresentano la vita di Santa Irene, protettrice della Città.

Questi affreschi, che le notizie storiche pervenuteci fanno risalire al 1622, anno in cui fu Sindaco Francesco Marescallo, potranno essere oggetto di studi ed analisi che stabiliscano datazione e contenuti.

LE NUOVE VETRATE

Altro significativo intervento è consistito nella sostituzione delle vecchie vetrate, ormai corrose dagli agenti atmosferici e in forte stato di degrado per l’ossidazione del ferro, oltre a non essere adeguate ai nuovi canoni di mantenimento del microclima negli spazi interni; le stesse, d’altra parte, costituivano un elemento obiettivamente prevaricante sulla vista d’insieme del monumento, e segnavano un diaframma netto tra esterno ed interno.

Le nuove vetrate sono costituite da doppi vetri di sicurezza stratificati e antiriflesso, la struttura portante è formata da setti trasversali, anch’essi in vetro strutturale, sui quali sono fissate le singole lastre mediante un sistema puntuale di rotule e crociere in acciaio. L’intradosso dei pilastri rimane intatto perché il profilo dei vetri è stato sagomato seguendo le linee dei capitelli, delle modanature e dei festoni scolpiti. Inoltre, la vetrata continua permette di dare risalto all’architettura stessa del monumento consentendo la eliminazione delle frammentazioni dovute alle eccessive riquadrature di una vetrata con telaio tradizionale e determinando un alleggerimento notevole sull’impatto visivo dei prospetti.

L’ILLUMINAZIONE ARTISTICA

Il Sedile restaurato trova risalto anche durante le ore serali grazie ad una nuova illuminazione che lo valorizza esaltando la sua architettura, facendo vibrare i suoi pregevoli elementi plastici e sottolineando, allo stesso tempo, la centralità del suo volume, attorno al quale si svolge, oggi come allora, la vita della Città.