Lino Beltramo il "mago" delle biciclette da corsa

Lino Beltramo nacque nel 1898 in provincia di Asti, ma presto la sua famiglia si spostò a Torino per motivi di lavoro. In giovane età lavorò come garzone in una bottega ciclistica e iniziò presto a pedalare. Già nel 1915 corse il Giro del Piemonte e, nello stesso anno, aprì una propria bottega ciclistica. Servì la patria nel primo conflitto mondiale e, finita la guerra, tornò a Torino, per riprendere la sua attività in borgo Vanchiglia. Dal 1922 trasferì la sua officina in via Lessona, nella sede che, nell’ambiente del ciclismo agonistico, divenne ben presto leggendaria. Negli anni ‘20 Beltramo consolidò una solida reputazione come costruttore, affinando sempre di più una tecnica di saldatura degli elementi del telaio diventata un segno distintivo della sua produzione. Negli anni ‘30 la Beltramo crebbe per dimensioni aziendali e volumi di produzione, impiegando diversi dipendenti, oltre al figlio Giovanni e alla moglie Margherita. Sin dagli inizi Beltramo collaborò con la società ciclistica Unione Sportiva Ausonia, a cui rimase sempre legato, Anche il figlio corse per un certo periodo con i colori della prestigiosa società torinese. Dagli anni ‘30 sino alla fine degli anni ‘50 quasi tutti i corridori torinesi più importanti utilizzarono le biciclette Beltramo e molti di loro militarono nelle fila dell'Ausonia. Allo scoppio della seconda guerra mondiale il rifiuto di aderire al partito fascista procurò a Beltramo non poche difficoltà nella sua attività commerciale. Nel 1943, all'avvento della Repubblica Sociale Italiana, il costruttore torinese si vide costretto a chiudere le officine di via Lessona. Grazie all'amicizia del commendator Piero Dusio, Beltramo trasferì la sua attività all'interno di un reparto della casa automobilistica Cisitalia. Alla fine del conflitto riaprì la sua officina, puntando ancora una volta sulle biciclette da corsa di altissima qualità, in quella che fu la stagione d'oro del ciclismo italiano, con l’eterna sfida tra Coppi e Bartali. Con la fine degli anni 50 l'attività di Lino Beltramo si ridimensionò sempre più, sino ad occuparlo sporadicamente. Ma il ricordo di questo vero e proprio maestro della bicicletta rimase vivo nell’ambiente agonistico, anche dopo la sua scomparsa, avvenuta nel 1968.