Cosa non ci piace del nuovo Wired.it

Uno dei più sentiti e resistenti tabù della blogosfera italiana che conta - ovverossia quel coacervo di produttori di testi online che hanno saputo ridefinire il concetto della parola autoreferenzialità - è parlare male di Wired. Nella fattispecie, parlare male di Wired.it, che proprio in questi giorni, da vecchio e fatiscente, si è trasformato in una nuova versione di se stesso: ma anonima e poco interessante.

Stupisce particolarmente un elemento, di questa "operazione culturale" (così ce l'hanno annunciata) che è stata il rinnovamento grafico di Wired.it. Il fatto che proprio una rivista - un "magazine" - tipograficamente rivoluzionario (non abbiamo paura a dirlo) come Wired, debba poi finire per vivere sul web sottoforma di banalissimo blog, che condivide praticamente tutto coi più amatoriali del settore, crediamo in nome di una sbandierabile "semplicità" che, tutto sommato, ci sembra somigliare di più che altro a raffazzonatura. Con un cartaceo che cambia peso di carta da una pagina all'altra dello stesso numero, con inserti in brossura "figurativa", e copertine-bassorilievo, un sito come quello che vediamo oggi sui nostri browser, in cui la massima innovazione sembra essere la condivisibiltà (ormai onnipresente) su Twitter e Facebook, appare incoerente.

Da quale bozzolo è fuoriuscita cotanta farfallina! Nel dare uno sguardo al restyling di Wired.it, dal nostro osservatorio forse provincialotto, ma proprio per questo saldamente slegato dai giochi di link e di potere cari alla blogosfera (sebbene l'antropologia da BarCamp abbia già toccato perfino le latitudini della Lucania), dobbiamo cercare di essere obbiettivi.

Non è da geni del marketing affrontare il passaggio da una versione a un'altra di un sito annunciando, la notte prima dell'aggiornamento: "Questo è l'ultimo articolo che leggerete su questo sito", sottotitolando poi "Non stiamo scherzando, fra qualche ora arriva il nuovo Wired.it. Almeno, non è da geni se poi il sito in questione è praticamente identico al precedente, con qualche lieve differenza di "impaginazione" delle colonne di testo e l'annuncia, fastidiosissima, di contatori su: "sms mandati in Italia"; "cellulari venduti oggi in Italia", e via discorrendo (nella pagina "Daily Wired)". Si rischia di fare un po' la figura della fanciulla non bellissima che, complice un minimo di conoscenza di PhotoShop e di tecnica di inquadratura, dà su Facebook un'immagine di sé leggeramente diversa dalla realtà, salvo poi deludere immancabilmente ciascuno dei fortunati appuntamenti al buio che, solo così, riesce a procurarsi.

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