"Il nostro secolo è il secolo digitale. La politica non può e non deve ignorarlo". Alla Leopolda di Renzi un invito a investire nella Rete

"Il nostro secolo è il secolo digitale. La politica non può e non deve ignorarlo

[di Francesca Angelozzi] Questo non è un post politico, ma forse un pò lo è. Perchè per la prima volta in Italia ho sentito parlare di Rete, Internet se preferite, durante una convention politica, come di uno degli strumenti che possa salvare l'economia. E ho visto finalmente da un palco l'uso pubblico e consumato di Twitter.

Discutere, ha fatto molto discutere e forse anche arrabbiare un pò di persone. Il Big Bang- Stazione Leopolda 2011 di Matteo Renzi è stato per noi che lottiamo ogni giorno per far capire al Sud il valore di uno strumento come il Web, il modello di come oggi la Rete può essere utilizzata per cambiare davvero il lnguaggio non solo della comunicazione, ma diventare un modello di sviluppo e un volano di crescita per il nostro Paese.

Riccardo Luna, già direttore di Wired Italia è salito su quel palco a parlare di come internet può cambiare la politica. Mi viene in mente quanti ancora mi dicono: "Facebook, roba da ragazzini, minchiate" e una frase di Renzi- che criticabile o no- ha capito bene come usare lo strumento social network, in quest'Italia sempre più passiva e per niente innovativa, sottolineando sul palco "trovatemi un altro posto dove ci sono 22 milioni persone e io mi cancello da Facebook".

Repubblica ha fatto solo sul suo sito, che ha l'abitudine di condividere le dirette streaming (vedi la nostra diretta per La Notte della Taranta 2011) 200mila contatti ieri per quella trasmessa da Leopolda2011 (che ne ha fatti 50.000) e non si può dire proprio che "internet non lo vede nessuno"!

Il Big Bang in real time, il live tweeting della #Leopolda, che ho seguito tramite smartphone mi ha fatto pensare con orgoglio a quello trasmesso da SalentoWebTv durante la Città del Libro 2011 per l'incontro con Gianfranco Fini. E il pensiero va a chi ha creduto l'anno scorso nell'investire su una WebTv e sulla promozione in Rete di un evento.

Ma non è questo che mi preme sottolinearvi, ma un concetto importante che finora pensavo non fosse nella mente dei nostri amministratori, ma che devo riconoscere che Renzi ha intuito molto bene e questo non può che darmi solo sollievo.

Il WiFi si è detto che "andava che era una meraviglia" (un miracolo di questi tempi!)

Condivido con voi alcune frasi dell'intervento di Stefano Quintarelli, di cui quasi nessun giornalista ha parlato:
Il nostro secolo è il secolo digitale. La politica non può e non deve ignorarlo
La frase che mi è piacuta di più: Pensare ad Internet solo come a Facebook è come parlare dell'elettricità e pensare alla lampadina, mentre invece entra in tutte le industrie e le costringe a ridisegnare attività e processi.

La stampa è in crisi non per la mancanza di lettori ma perché il supporto cartaceo è sotto attacco dal digitale. Le informazioni sono tutte intorno a noi e la trasformazione è così veloce che annaspiamo a cercare nuovi modelli di business. Ma questo, la politica che strizza l’occhio alla censura, non l’ha capito.

E ancora, bellissimo: I nostri “Leader” raccontano in TV che le nostre bellezze storiche e paesaggistiche sono un patrimonio non rilocabile. E’ vero, ma il problema è che non le vendiamo noi.
Oggi, quasi tutti i turisti che vengono in Italia usano servizi di prenotazioni online che si prendono il 15% del prezzo della camera, cioè la metà del margine degli albergatori.
Noi, il Colosseo, dobbiamo spolverarlo; loro hanno solo qualche server.
I dati mostrano che una grande quantità di gente cerca su Google vacanze in Italia e poi prenota in Spagna, per mancanza di offerta online.
Ma questo, la politica che fa settimane turistiche andando in giro per il mondo a promuovere una provincia o una regione, non l’ha capito.
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La differenza di crescita tra l’Italia e gli altri grandi Paesi è spiegata dal diverso livello di investimento nel digitale. Se nei prossimi cinque anni gli investimenti tecnologici fossero pari a quelli del Regno Unito, si raddoppierebbe la crescita annua del PIL italiano.
Queste cose non sono io a dirle, ma il Centro Studi Confindustria.

Mi fermo perché potrei offendere qualcuno, dicendo che non ha capito niente di come si usa un computer.
Ma se volete leggere il suo intervento è tutto qui e per ri-cercarlo ho usato Twitter.

Foto da Il Post.it

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