«Noi avevamo un intento che era politico, studiavamo la cultura popolare alla luce di questo interesse politico sui canti di lotta, sui canti di lavoro. Non era soltanto interesse antropologico o filologico, o peggio una sorta di “autoesotismo”. Un paese ha la sua storia e deve tenersela stretta, altrimenti perde la sua identità, che non può ridursi al dato etnico. La pizzica, la taranta, il tamburello connotano l’uomo folklorico, cioè quello che erroneamente viene considerato individuo astorico, una sorta di buon selvaggio. Ma questa concezione, ancorché sbagliata, è riduttiva, perché non tiene conto della storia, che tutto macina, anche il povero cristo senza potere e speranza di riscatto, e lo investe, lo coinvolge, lo trasforma. Bisogna allora andarseli a cercare, questi momenti di presa di coscienza, in cui il buon selvaggio alza la testa, scende in piazza ed entra nella storia». Questi momenti di presa di coscienza sottolineati da Rina Durante - verso la cui memoria il Salento ha un grande debito - in uno dei suoi interventi più significativi rispetto alla ricerca e alla militanza culturale, sono - ogni anno più che mai - attualissimi, specie a ridosso della Notte della Taranta e delle riflessioni che il festival sollecita. Sarà un'edizione particolare quella che sta per cominciare, infatti, l'assenza di Sergio Torsello che per anni è stato l'anima del festival dietro le quinte, ha innescato la redistribuzione delle responsabilità legate soprattutto alla valorizzazione delle ragioni profonde di un evento spesso al centro delle polemiche. Per Mauro Marino (Fondo Verri, Spagine), che anni fa è stato tra i protagonisti della stagione più poetica del festival, stagione che metteva in connessione i linguaggi, le parole degli scrittori di ieri e di oggi, commenta: "Il fatto che da quest'anno l'organizzazione del festival sia affidata alle persone che ne fanno parte è positivo. Quello che manca, paradossalmente, è un lavoro di ricerca costante. Amo le Fondazioni che producono ricerca, che sono un meccanismo operativo e non solo gestionale. Manca il lavoro di raccordo con le produzioni e le etichette locali, si sono convinti che basta il grande nome per fare la differenza. E invece bisogna cercarli tra i nostri artisti i creativi assoluti, abbiamo personalità degne di nota da mettere in luce adesso. Uno su tutti? Valerio Daniele."
Questa edizione del festival sarà in onore di Sergio Torsello, direttore artistico del Festival dal 2003 e scomparso nel marzo scorso. La Fondazione, con il progetto Iliemu, infatti, ha scelto di ricordare l’impegno e la grande passione che hanno contraddistinto l’operato di Torsello nella tappa di Alessano, dando il via a serenate, balli e canti della tradizione, con Ambrogio Sparagna e i solisti dell’Orchestra Popolare Italiana. Ma la memoria per trovare il suo il livello ha bisogno di diventare un progetto costante, inseguito e sperato da anni, un percorso parallelo a quello dello spettacolo in senso stretto. Sarà Luciano Ligabue il grande ospite della diciottesima edizione del Festival “Notte della taranta”. Dal 3 al 19 agosto si susseguiranno i concerti in 16 piazze con 60 gruppi partecipanti. Per Vincenzo Santoro, tra i più preziosi e fertili ricercatori e militanti culturali espressi dal Salento contemporaneo: "Il problema di questo festival è da sempre legato alle aspettative troppo alte di tutti. La Fondazione dovrebbe lavorare tutto l'anno per poter fare ricerca e proteggere la memoria, come ha scritto lo stesso Torsello a proposito delle promesse mancate di quest'azione culturale. Al di là dello spettacolo in senso stretto, ci vuole l'archivio, la biblioteca sonora, ci vuole la formazione, altrimenti che cosa facciamo? Tutta questa storia si collega anche all'evoluzione del turismo nel Salento, abbiamo bisogno di un turismo culturale. Per onorare davvero la memoria occorre un progetto".
Il festival prenderà il via, come da tradizione, a Corigliano d’Otranto lunedì 3 agosto nel Castello de’ Monti con l’intervento speciale di Salento Brass Project e Sorelle Gaballo, da segnalare inoltre il concerto dei Nidi d'Arac con il nuovo singolo "L'America" che vedrà ospite Anna Cinzia Villani. A Martano tra le suggestive mura del Castello Aragonese la serata di chiusura è stata affidata a Rocco Nigro e Rachele Andrioli e alla Banda ‘Associazione musicale della Grecia salentina’.
Anna Cinzia Villani, una delle voci più belle del Salento, racconta: "Il ricordo più significativo ed anche più vivo che ho di Sergio è la costanza con cui presenziava alle nostre prove, nonostante le difficoltà che viveva in prima persona all'interno dell'organizzazione, i conflitti non mancavano e li affrontava per il bene di tutti. Lui veniva ogni giorno, ascoltava tutto quello che si faceva e la sua partecipazione era evidente. Credo che in lui ci fosse un vero e sentito amore, nel senso più puro del termine. Quando abbiamo lavorato coi ragazzi nella scuola d'arte in Kuwait, subito dopo la sua scomparsa, lo avevo sempre davanti agli occhi, perché li abbiamo costruito in pochi giorni un repertorio musicale, delle performance di danza, e lo abbiamo fatto con amore. per lui la ricerca era fondamentale, avrebbe voluto fare sempre di più."
Lo scorso anno oltre 150mila ‘pizzicati’ hanno ballato in piazza dell’ex convento degli Agostiniani a Melpignano fino all’alba. Ed ogni anno i numeri del festival itinerante sono in aumento. Sul palco l‘Orchestra Popolare “La Notte della Taranta” che è oggi composta da circa trenta musicisti di pizzica e musica popolare di tutto il Salento e ogni anno viene diretta da un diverso Maestro Concertatore per rivisitare il repertorio tradizionale in collaborazione con noti artisti italiani e internazionali. Sergio Blasi che ha visto cambiare Melpignano e diventare sempre più ampia in termini di accoglienza legata al festival, preferisce non pronunciarsi sull'amico Sergio e lasciare che sia questa edizione a lui dedicata a dire quello che è difficile esprimere dopo anni di lavoro fianco a fianco. E intanto il nuovo direttore artistico della Fondazione Notte della Taranta Luigi Chiriatti cerca di fare del suo meglio con l'impegno, il coraggio ed il rispetto rispetto che hanno contraddistinto la sua carriera (com'è noto si è dedicato sin dagli anni '70 all’attività di ricerca. Dopo aver inciso nel 1977 con il Canzoniere Grecanico Salentino il disco Canti di terra d’Otranto e della Grecìa salentina, ha curato e pubblicato numerosi lavori sulla musica e la cultura popolare. Ha poi fondato e militato nei gruppi di riproposta musicale: il Canzoniere di Terra d’Otranto e Aramirè). Chiriatti, quando gli chiediamo se c'è in cantiere un progetto pià ampio legato alla memoria, commenta: "Raccolgo un'eredità importante, ma abbiamo tutti una grande responsabilità: dobbiamo onorare il lavoro di ricerca svolto da Torsello che ha dedicato la vita a questo."
Torsello, infatti, in una delle ultime interviste, accennava così all'edizione che sta per aprirsi: “Sarà un’edizione che ribadirà l’importanza e la centralità della musica nel Salento”. E' tempo, dunque, per quella "presa di coscienza".