Tutto Food a Milano visto da una delle eccellenze gastronomiche pugliesi

TuttoFood di Milano, la fiera dell’alimentare per eccellenza, come ogni anno, ha visto la presenza di molte aziende pugliesi pronte a far conoscere il sempre più forte settore alimentare della Regione Puglia. Settanta realtà di fronte ai buyer europei che giunti in Italia per Expo hanno fatto tappa a TuttoFood, per conoscere le aziende italiane e quelle che si snodano in ogni regione.
Tra le settanta eccellenze, c’è il Salumificio Santoro con il suo Capocollo di Martina Franca, fiore all’occhiello dei prodotti dell’azienda.
Abbiamo raggiunto telefonicamente Angela Santoro, che in azienda si occupa di immagine, comunicazione e rapporti con l’esterno, che ci ha raccontato dall’interno la presenza della Puglia nella manifestazione di rilevanza nazionale, della presenza pugliese ad Expo e la storia del Salumificio Santoro, che è la storia di una famiglia che insieme, in forte sintonia, dà vita ad un progetto arrivato fino ad Harrods a Londra e che in questi giorni ha rappresentato al meglio la Puglia.

Angela, in giro per l’Italia e non solo per far conoscere i prodotti della sua azienda, ha sempre i piedi ben piantati a terra, nella sua terra, quella in cui ha scelto di rimanere e di far crescere anche grazie ad uno spirito comunicativo e innovativo non indifferente.

Angela, ci racconti il “TuttoFood” della Regione Puglia?

Tuttofood è adiacente ad Expo, li unisce solo una passerella. La parte Puglia, in questa fiera, negli ultimi anni è cresciuta tanto, e infatti noi aziende pugliesi siamo settanta in totale. Ciò che fa piacere è che da parte dei visitatori c’è stata tanta attenzione per il nostro padiglione e la Puglia continua a fare veramente gola, moda. La gente è davvero curiosa di vederla e di conoscerne i prodotti. La nostra presenza con le aziende pugliesi è stata davvero all’altezza. Con noi c’erano le aziende Maglio, Di Lillo, Bianco, De Carlo, e tante altre realtà pugliesi d’eccellenza nel settore. Posso tranquillamente affermare che TuttoFood è stato una bella conferma per noi, perché siamo riusciti, insieme, ad attirare l’attenzione dei buyer europei che grazie al progetto collegato ad Expo, dal titolo Expo Business Matching ,ha portato tutti i buyer giunti a Milano per Expo a fare tappa da TuttoFood 2015.

Da TuttoFood ad Expo. Protagonista sempre la Puglia. Cosa hai visto nel Padiglione Italia e nella parte dedicata alla nostra regione?

La parte Italia di Expo è troppo bella. All’interno si racconta la storia della cultura italiana, sia dal punto di vista alimentare, sia da altri punti di vista. Ogni regione poi, all’interno, è rappresentata da un elemento presente nell’orto riprodotto: per la Puglia c’è il grano.
Inoltre, nel Padiglione Italia, non c’è uno stand regionale con una sua esposizione, ma so che ci sarà nei prossimi mesi. Intanto, siamo presentissimi nei ristoranti dove c’è Italy con lo chef Peppe Zullo. Il cuoco contadino, come lui stesso ama definirsi, fa le nostre veci cucinando orecchiette, rape, e altri prodotti salentini. Expo è iniziato da 5 giorni e c’è ampio spazio di miglioramento e di potenziamento della presenza pugliese.

Angela, tu sei una dei due elementi de #LeSantorine. Ci puoi raccontare la vostra storia?

Noi siamo ormai da qualche anno chiamate “Le Santorine”, a livello social e non solo, perché creiamo un pò il contrasto tra i salumi e due ragazze che potrebbero fare altro.
Un amico, una sera, ci disse in modo scherzoso: “Ma perché non fate le veline?” E’ bastato un attimo a passare da Veline a Santorine, e da lì siamo nate noi, #lesantorine, che sui social è il nostro hashtag. Sembra strano che due ragazze abbiano potuto credere in questo settore, ma noi da sempre viviamo di questo e la nostra è stata un’evoluzione naturale.
Io e mia sorella in azienda abbiamo compiti differenti: lei si occupa dell’amministrazione mentre io mi occupo di comunicazione, immagine, rapporti con l’esterno e fiere nazionali e internazionali.

Come mai avete deciso di “rimanere a casa” e di dare una nuova impronta all’azienda di famiglia?

Sicuramente è stato bravissimo mio padre a trasmetterci la passione verso questo lavoro e la tradizione che c’è dietro. Non è semplice trasmettere a due ragazze tutto questo. Vedere lui che si è appassionato ed è dedito a fare questo lavoro sicuramente è stata la chiave per far crescere in noi la passione. E poi è stata anche tanta la voglia di veder crescere una cosa propria, constatando, giorno per giorno, che con il nostro apporto quest’azienda poteva diventare davvero qualcosa di bello. E’ un lavoro che ci piace fare, fondamentalmente. Io lo dico sempre che non ho bisogno di andare in ferie e infatti non andiamo davvero mai in ferie perché il mio lavoro è vacanza, è ciò che voglio fare”.

Voi siete un’azienda che ha puntato molto sulla comunicazione e che crede nell’importanza dei social network. Ci spieghi perchè?

La scelta è stata mia e all’inizio non vissuta con facilità da mio padre, che vedeva un cambiamento molto drastico dell’immagine. Come prima cosa abbiamo ridisegnato il logo. Il primo era molto classico, da salumeria, così abbiamo proposto un logo esclusivo. Il commento di mio padre appena lo ha visto è stato “Non va bene, sembra un logo di gioielleria”. E invece si, andava bene, per noi i nostri prodotti sono gioielli. Quello che vedo fare tutti i giorni con le mani di chi lavora i salumi è così importante e di valore, che merita di esser promosso anche e soprattutto attraverso l’immagine.
Di sicuro alla base di un prodotto ci deve essere la qualità, ma l’attenzione verso l’immagine non può mancare. Noi ci siamo divertite a vestire di bello il nostro prodotto e questo ha vinto soprattutto nei mercati esteri. La prima cosa che vedono è quella.

E infatti il Capocollo Santoro è arrivato fino a Londra..

E ci siamo arrivate grazie all’immagine appunto. Il nostro incontro con Harrods e con i suoi interlocutori è avvenuto quando eravamo in fiera a Parma, al Cibus. Quando si sono fermati i buyers è stato proprio per una questione d’immagine, perché avevano notato questo logo oro sul nero, molto simile ai loro colori, e li ha colpiti. Poi è venuto l’assaggio, poi è venuto il prodotto, la qualità, le analisi, la materia prima, le certificazioni necessarie per poter entrare in un luogo come Harrods e tra i colori e il movimento londinese. Il colpo di fulmine con loro, però, è stato senza ombra di dubbio grazie all’immagine.

Infine, cosa ci dici dell’esperienza milanese della Puglia tra TuttoFood ed Expo 2015?

Penso ad Expo e ai mesi futuri e posso tranquillamente affermare che ad Expo noi italiani stiamo riuscendo a fare una figura da maestri.

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