Lecce in black out. Buio sulla cultura

Gli studenti leccesi, fino alla settimana scorsa, godevano di un privilegio molto grande. Dopo la lezione del giorno in università, potevano scegliere se svolgere le ore di studio quotidiano in casa, oppure recarsi in una struttura dalla bellezza mozzafiato. Una di quelle che solo a stare seduto nelle lunghe scrivanie di legno illuminati dai faretti e con milioni di libri tutto intorno, schiaccia senza tregua la voglia di passeggiate, di dormite e di momenti di svago, e fa venire, senza nemmeno troppi sforzi, quella voglia di studiare che solo un luogo così riesce a dare.
Questo luogo è (o era) la Biblioteca Bernardini nell’ex Convitto Palmieri di Lecce.

In questi ultimi giorni, la Biblioteca, è al centro di una vicenda che annulla quanto scritto nelle righe precedenti. Annulla ogni possibilità di usufruire ancora di un luogo tanto caro alla città. Il Convitto Palmieri, infatti, struttura storico- artistico- culturale, situata nel centro storico del capoluogo salentino e contenitore della stessa Biblioteca e della Chiesa di San Francesco della Scarpa, da lunedì 16 Marzo 2015, è chiuso al pubblico.

E’ chiuso ai suoi ragazzi, agli artisti e ai cittadini che negli ultimi mesi hanno presenziato ai numerosi appuntamenti organizzati nella struttura.
E’ chiuso ai turisti, agli appassionati d’arte e ai curiosi che lo hanno scoperto giorno dopo giorno e che si sono appassionati alla sua storia.
E’ chiuso alla città, quindi, portando con sé i dipendenti Axa che prestavano servizio nella struttura, rimasti senza lavoro.

Il perché di tutto questo è balzato agli onori delle cronache ormai da una settimana. Il motivo della chiusura? La Provincia non ha i fondi per sostenere alcune strutture, tra le quali ricade il Convitto, e quindi ha revocato gli impegni contrattuali con Axa, aggiudicatrice dell’appalto per la gestione dei servizi e uscierato e front-office delle sedi della provincia.

I lavoratori, ormai senza posto di lavoro, sono in protesta. La Biblioteca, invece, ha un cartello che ne annuncia la chiusura. E gli studenti stanno a guardare svanire la loro possibilità di crescita in un contesto necessario e vitale per la città di Lecce.
Perché la Biblioteca è luogo di studio, ma soprattutto è un contenitore che emana servizi. Quello di Lecce è il punto bibliotecario più importante della Provincia, snodo del prestito interbibliotecario di tutto il territorio. La sua chiusura è un danno importante per tutti, nessuno escluso.

Perché Lecce è nel suo anno da Capitale Italiana della Cultura. Perché Lecce custodirà un tesoro a porte chiuse. Perché a Lecce, ancora una volta, la burocrazia, la politica e le mancate soluzioni prendono il sopravvento sulla forza della ragione e sullo spirito di devozione verso la vera forza motrice del territorio, che è l’arte, la cultura, e quindi di conseguenza il turismo (a maggior ragione quello destagionalizzato che porta i turisti in città e non nelle marine).

Il Sindaco di Lecce Paolo Perrone, intanto, questa mattina, ha commentato la situazione relativa alla chiusura di importanti luoghi di cultura della città, allineando il capoluogo salentino a molte altre città del territorio nazionale alzando le mani su eventuali e possibili soluzioni.

Salentoweb.tv per questo motivo, ha voluto vederci chiaro ed ha riscontrato una situazione molto simile nella Provincia di Foggia dove il Consigliere Comunale Vincenzo Rizzi, si è esposto in prima persona chiedendo al Sindaco della Città di istituire un tavolo di crisi in regione e sui tavoli nazionali, al fine di evitare la chiusura dei luoghi di cultura della città.
Per questo siamo convinti che anche il Comune di Lecce, pur non essendo direttamente coinvolto, possa sentirsi seriamente danneggiato da provvedimenti come quelli sopra descritti. Per questo siamo certi che l’intervento del Sindaco, come quello di tutti, compresi gli studenti e gli utenti della Biblioteca, sia necessario e vitale. Perché Lecce scrive una pagina nera in cui le vittime sono trenta, i ventinove lavoratori che hanno perso il lavoro, e la cultura, nel senso più grande del termine.

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