Da Nociglia a Londra, ma sempre “A casa tua”

Nonostante i sei anni a Londra, l’inglese diventato pane quotidiano e le sue vacanze nel Salento ormai toccata e fuga, con noi al telefono Giuseppe Miggiano non può resistere ad un cordiale e affettuoso “Ciao beddhra mia”. L’accento salentino non lo ha perso e nemmeno lo spirito, a dirla tutta. Ci basta poco per capire che al ristoratore nocigliese, ormai a Londra da sei anni, gli è bastato digitare un numero italiano per sentirsi “a casa sua” e per lasciarsi andare al racconto entusiasta della sua esperienza lavorativa londinese che ha portato i suoi buoni frutti: il suo bistrot (come lo ama definire) “Casa tua” è stato nominato come uno dei locali più amati di Londra dalla rivista “Time Out”.

Avevamo letto di lui in giro dopo questo importante riconoscimento e volevamo sentire il suo racconto già convinti che avremmo trascorso dieci minuti a parlare, come prevedibile, di lavoro. Che qui non c’è e altrove sì. Di un trentenne che ha cercato nella sua terra e poi non ha trovato. Invece no. Giuseppe, è stato spiazzante: il lavoro della sua vita, a Lecce, non lo ha proprio cercato. Ha scelto direttamente di seguire il suo sogno lontano da casa puntando dritto la sua attenzione verso la città dei sogni di tanti giovani, Londra. “Da Nociglia a Londra - ripete e sottolinea - da Nociglia, piccola piccola, a Londra, la grande metropoli”

Ed ecco la sua storia: “Ho fatto l’Istituto Alberghiero, e poi il militare. Sinceramente, è stata un’esperienza che mi ha educato moltissimo, ma non mi sentivo portato. Per questo, ho ripreso con il mio lavoro da cameriere e barista prima a Bologna e poi in Sardegna”.
Giuseppe ha ventitrè anni quando per la prima volta un campanello d’allarme suona tra le sue idee: suo fratello Giancarlo è a Londra. Perché non raggiungerlo? E tra un “Se non ti comporti bene, te ne torni a casa!” e un “Tu hai la testa calda, non fare casini”, tutte frasi pronunciate amorevolmente e fraternamente dallo stesso Giancarlo, per lui guida unica e insostituibile, comincia la nuova vita londinese di Giuseppe “tra pentoline e pentoloni mentre faccio il lavapiatti in un locale spagnolo bellissimo” ci racconta mentre gli viene naturale ricordare i suoi primi approcci con la lingua inglese.

“Quando al bancone del bar, nei mesi successivi, nel momento in cui sono diventato Bar Tender, si è presentato il mio futuro socio irlandese, io di inglese ne sapevo ancora poco. Eppure, “ci si capiva a sorrisi, abbracci e occhi” e io ero già felice così”. L’irlandese in questione, Big John, sarà una delle figure più importanti oltre al fratello Giancarlo, nella vita di Giuseppe, che con un sogno in tasca cioè quello di aprire un locale tutto suo, nel frattempo, ha continuato a “scalare” posizioni all’interno del sistema dei locali londinese.

E’ grazie alla sua successiva esperienza in un hotel che Giuseppe è diventato davvero bravo. “Ho iniziato a fare delle competizioni- prosegue - e i miei cocktail mi hanno portato fortuna e mi hanno aiutato a proseguire per bene la mia carriera all’interno dei locali londinesi (guarda Giuseppe all'opera). Infatti sono diventato Manager di un altro locale senza mai restare sordo nei confronti di quel sogno chiuso per troppo tempo nel cassetto: quello di aprire un locale mio. Ad Agosto 2013, infatti, dopo le vacanze con l’amico irlandese nel Salento ho realizzato che ce l’avrei potuta fare e a Camden Town è nato “Casa tua”. Un nome romantico, forse? Un nome avulso dal contesto Camden?” prosegue.

Chi conosce Camden Town sa di cosa stiamo parlando. Camden è un luogo definito dallo stesso Giuseppe “fricchettone” . Un punto della città che poco si allinea ad un locale come “A casa tua”. “Eppure sin dall’apertura il mio sogno ormai realizzato è piaciuto agli abitanti del quartiere. Lo hanno apprezzato e frequentato. Hanno iniziato a sentirsi a casa nella loro casa. “Casa tua” è prima di tutto una caffetteria. E poi in cucina c’è Simona. L’ho affidata a lei con entusiasmo” Loro fanno anche primi piatti e panini, tra cui spicca “Puglia”, il panino con il pomodoro “che mi ricorda quello che mi preparava mia madre quando andavo a scuola e che qui riscuote tanto successo”. E ci crediamo, Giuseppe. E qui torna il suo Salento, la casa sua.

“Io qui a Londra sto bene- conclude Giuseppe - Volevo realizzare un sogno e l’unica cosa che ho capito è che a differenza dell’Italia è che qui è più semplice e veloce farlo”. Forse Giuseppe non sbaglia. “Ma vorrei tornare a Lecce un giorno. Anzi vorrei tornare a Nociglia per realizzare un’idea che mi balena nella testa da un po’ (ma noi non ve la sveliamo per scaramanzia)”. E chissà se non arriveranno altri riconoscimenti anche quando si gioca in casa. Chissà se a casa sua porterà un po' della ormai sua Londra.

La domanda finale, la nostra, è d’obbligo: “E tuo fratello? Si è ricreduto sul tuo conto? O per lui sei sempre una testa calda?” Giuseppe torna ad illuminarsi nella voce e ci spiega che Giancarlo ha scelto di allontanarsi da casa ancora di più trasferendosi in Australia per aprire “Il piccolo posto” una caffetteria a Melbourne. E che gli manca, molto. E che “insieme siamo una forza” dice. Che sia Londra o che sia Melbourne, il Salento continua a farsi conoscere attraverso i suoi prodotti ma soprattutto attraverso lo spirito deciso e allegro di due fratelli che lontano da casa hanno ritrovato casa. E il Salento si spinge un po' più in là.

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