"Stop Caporalato": ddl al Senato dell'Idv. Giovanni D'Agata: "Ora i “caporali” rischiano il carcere"

Caporalato

Che il “caporalato” possa essere finalmente fermato nel 2011 lo speriamo in tanti. Nel Salento non sono certamente mancati gli esempi di sfruttamento di manodopera. Lavoratori costretti a fare turni massacranti, senza sosta, sotto il sole o la pioggia battente, per quattro soldi. E chi quei soldi li ha davvero avuti è stato fortunato.

Non è difficile vedere ancora per strada quegli oltre cento immigrati che chiedono, semplicemente, il loro stipendio di mesi e mesi trascorsi in aperta campagna, per costruire impianti fotovoltaici. E di questi impianti fotovoltaici ad avere introiti è stata solo Tecnova, ora sotto inchiesta.

Come dimenticare ancora gli schiavi dei campi di raccolta dei pomodori, costretti a vivere al limite della decenza, senza un tetto, servizi igienici e cibo. Ora si parla di un disegno di legge "Misure volte alla penalizzazione del fenomeno d'intermediazione illecita di manodopera basata sullo sfruttamento dell'attività lavorativa", presentato da Italia Dei Valori e che prevede, in particolare, l'introduzione del reato penale per il caporalato, con pene tra cinque e otto di reclusione.

Secondo il provvedimento firmato da esponenti di tutti gli schieramenti politici sfruttare i lavoratori è un reato penale. Rischiano il carcere i "caporali" e cioè gli intermediari che, nei campi e nei cantieri di tutta Italia, vendono e sfruttano, in modo illecito, oggi come cinquant'anni fa, l'attività lavorativa di centinaia di migliaia di persone. Previste per i colpevoli pene da cinque a otto anni di carcere e fino a 2mila euro per ogni persona sfruttata.

In particolare l'articolo 4 del ddl "introduce l'articolo 603-bis del codice penale (intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro) che punisce con la reclusione da cinque a otto anni e con la multa da mille a 2mila euro per ciascun lavoratore impiegato, chiunque svolga un'attività organizzata di intermediazione, reclutando manodopera o organizzandone l'attività lavorativa caratterizzata da sfruttamento, mediante violenza, minaccia o intimidazione, approfittando dello stato di bisogno o di necessità del lavoratore".

Secondo Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” un provvedimento specifico per risolvere il problema del caporalato una volta per tutte che ha intrecci con la criminalità organizzata.

Obiettivo della legge: fermare un fenomeno che in Italia fa circa 600mila vittime in agricoltura ed edilizia che ha saputo cambiare "pelle" nel corso degli anni, mantenendo la caratteristica dello sfruttamento nei confronti degli immigrati che giungono in Italia dall'Africa o dall'Est-Europa.

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