Schiavi nelle energie rinnovabili. L'interrogazione di Teresa Bellanova per fermare il caporalato nel Salento

lavoratori extra-comunitari

Lo sfruttamento degli extra-comunitari passa dai campi alle energie rinnovabili. Per questo bisogna fermare il fenomeno in tempo. L’onorevole del Pd Teresa Bellanova presenta un'interrogazione al ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, con la quale chiede l'intervento degli ispettorati del lavoro per sorvegliare l’estendersi del caporalato al nuovo settore che, nel Salento, ormai rappresenta una delle attività più ambite.

"L'episodio denunciato da nove lavoratori extra-comunitari a Lecce, evidenzia come sia in corso un'evoluzione dei fenomeni di sfruttamento del lavoro nero" spiega la Bellanova. "A maggio scorso alla Camera avevamo presentato un'indagine conoscitiva sul sommerso che forniva un quadro già preoccupante di queste nuove forme di schiavitù, prevalentemente nei settori dell'agricoltura e dell'edilizia. Le cronache odierne ci dicono che questo quadro non solo è ben lungi dal ridimensionarsi, ma anzi si va espandendo anche al settore della green economy".

"È assolutamente necessario, quindi" conclude la deputata, "intensificare i controlli dovuti, anche in quei settori dell'economia italiana, come l'energia alternativa, attualmente in espansione".

Puglia, Basilicata, Campania, Calabria e Sicilia. E’ in queste regioni italiane che si possono incontrare coloro che vengono definiti come “i nuovi schiavi”: lavoratori immigrati e clandestini, sfruttati dai Caporali, come manodopera in agricoltura ed ora anche in nuovi settori, come appunto quello delle energie rinnovabili.

Inammissibili e vergognose sono le violazioni dei diritti umani che vengono condotte nei loro confronti: si stima che la maggior parte di loro non abbia mai avuto accesso a cure sanitarie e ci sia assenza di tutele e di sistemi di prevenzione adeguati.

Drammatiche sono le condizioni di vita e di lavoro: dieci ore di duro lavoro ed una “retribuzione” che non supera i 20 euro al giorno, vivono in edifici abbandonati e fatiscenti, spesso non hanno acqua potabile, né elettricità e servizi igienici.

I Caporali si presentano come dei veri e propri “padroni senza legge”: vi sono imprenditori dell’agricoltura e di piccole e grandi aziende che, quando devono assumere personale stagionale, quasi sempre scelgono la “scorciatoia” del Caporalato, approfittando anche del fatto che, in ogni caso, i controlli sono inefficaci e, spesso, inesistenti.

Chi protesta rischia di perdere il lavoro, i ricatti e le violenze sono continue. I lavoratori non si sentono neppure adeguatamente tutelati dai sindacati che, del resto, hanno subito spesso minacce e attentati.
I Caporali, quindi, sono fortissimi.

Il Comitato dei diritti umani, una istituzione nazionale indipendente per la promozione e la protezione dei diritti umani, lancia costantemente un appello dal titolo “No al Caporalato. No allo sfruttamento della manodopera” (www.comitatodirittiumani.org), a cui hanno aderito personaggi di rilievo come Dario Fo, Lilli Gruber, Moni Ovaia, Achille Occhetto e molti altri.

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