Il 5 luglio Teatro di Novoli va in scena "Storielle Cliniche" a cura del Teatro di Ateneo, regia di Aldo Augieri.
Arriva infatti a compimento il percorso artistico che ha visto coinvolti gli studenti dell’Università del Salento nella creazione dello spettacolo “Storielle Cliniche” a cura del Teatro d'Ateno diretto da Aldo Augieri, regista e drammaturgo e nostro caro amico.
Dopo una prima fase laboratoriale di scelta del testo e di lavoro condiviso per renderlo drammaturgicamente adatto alla scena, subentra una seconda fase in cui il materiale viene allestito per uno spettacolo vero e proprio. L’incontro con la letteratura insieme alla musica, al fumetto, al cinema, favorisce un clima di assorbimento di input che vengono poi messi in gioco sulla scena.
La trama è semplice e disconnessa come al solito, come tutto ciò che è firmato Aldo Augieri, che si distingue per la sua grande forza dell'immaginario che sapientemente intreccia al teatro con sogno e poesia, fino a toccare il cuore degli spettatori!
Eccovi la trama:
Un anziano e distinto signore divenuto da poco vedovo, si ritrova in una strana clinica in balia di allucinazioni e superstizioni. Troppo ordine nella clinica, troppa pulizia. Ecco balenare nella sua mente la consapevolezza che il suo corpo espelle storie, storie disturbate, storie cliniche. Sono dei dolci animaletti i narratori e i protagonisti di queste storielle, piccoli conigli partoriti dai sogni e dalla bocca dello stesso vedovo, affascinato e divertito dalle visite notturne di queste sue stravaganti creature.
I coniglietti però crescono e con loro cresce l’ossessione delle loro storie, che diventano sempre più incalzanti e spaventose. Il vedovo è stremato: come uscire da questo gioco?
Chi ha addestrato queste creature all’ossessione? Malattie artificiali, mondi macabri e onirici, iniezioni e infezioni, la clinica in realtà si scopre essere il luogo dove i conigli fanno perdere la testa, il luogo dove un macabro direttore dirige conigli addestrati a turbare le loro vittime.
Uno spettacolo che narra il modo in cui ci si ammala di storie, ci si ammala di teatro e di letteratura e di come questa sia l’unica malattia desiderabile.
Il tentativo è sempre quello di creare un mondo fantastico dove l’immaginazione detta le sue leggi, dove l’attore non si adagia in parti stereotipate o apparentemente ribelli ma crea una realtà differente, con regole differenti.
Non c’è nessuna condivisione o immedesimazione, c’è un tentativo di dare sfogo ad impulsi e a meccanismi relazionali apparentemente assopiti.
Dare corpo e materia alle suggestioni che l’atto della lettura scatena. Il vero atto creativo che fa nascere e muove l’immaginario intimo dell’attore è proprio quando la sua immersione in una storia diviene principio di cambiamento e di metamorfosi.
Leggere una storia e non essere più la stessa persona di prima, questo in sintesi accade a chi fa delle parole il proprio tessuto, la propria membrana.