Sandro Greco arriva nel salone al pianterreno dell'ex convento dei Teatini accompagnato dalla moglie Rita, avanza tra i tanti partecipanti - amici, estimatori commossi - all'inaugurazione della sua mostra dedicata a Fernando Perrone, scomparso prematuramente da pochi giorni, artista e fondatore dell'associazione Handmade che ha organizzato e voluto fortemente il percorso espositivo dove le sue storiche farfalle trovano respiro.
Tra i presenti c'è anche Emanuele Perrone, giovane e talentuoso musicista, che ha dedicato al padre un omaggio in musica eseguendo alcuni brani al termine dell'introduzione critica di Toti Carpentieri.
Ed è strano essere qui, ma è anche una forma della bellezza militata da Greco e Perrone per una vita intera, attraverso la materia, le linee delle loro ispirazioni, l'intreccio delle loro vocazioni. "La fragilità della bellezza", così si legge, attraverso l'inconfondibile calligrafia di Sandro Greco, in calce sotto un volo di farfalle.
E' facile immaginare il tempo in cui Fernando Perrone e Sandro Greco si sono incontrati, il primo attento allo sguardo sulle cose del secondo, a suo modo un precursore, un nume tutelare. Greco si è cimentato in tutto, del resto, indagando molto quel confine che separa ciò che è arte da ciò che non lo è: la falegnameria, la ceramica fittile, la pittura, la scultura, le installazioni più note perché contraddistinte dall'iconografia delle sue farfalle lievi.
L'ingresso di Sandro Greco è accompagnato dalle sue battute irriverenti, dal suo piglio irresistibile che trascina tutti fuori dalla tasca di una malinconia inevitabile al pensiero che qui doveva esserci anche Fernando Perrone.
E la sua assenza è una presenza palpabile, fuori da ogni retorica, vive nel solo fatto che questa mostra possa esistere dopo essere stata concepita e voluta. Sotto il suo ghigno beffardo, evidentemente felice per l'accoglienza a lui riservata, Greco sa quanto la sua odissea combaci con artisti del calibro dell'amico scomparso.
Fernando conosceva bene la storia di Sandro, (dai tempi in cui ancora ragazzo faceva il falegname, poi commesso di farmacia, gli esami di privatista per frequentare il liceo e poi la facoltà di chimica all’Università di Bari, lavorando senza tregua perché la madre povera sopravviveva vendendo il carbone e non poteva mantenerlo agli studi) prima della mostra-esordio nel 1953. Conoscere storie così, costruire giorno dopo giorno la propria storia, intrecciare i percorsi, è stato uno degli obiettivi dell'associazione Handmade che adesso proseguirà nel suo cammino di ricerca, promozione degli artisti contemporanei e continua scoperta, grazie ad Emanule Perrone.