De Gregori a Lecce a "Passo d'uomo"

di Mariella Agostinacchio

De Gregori riparte da un garage dove è stampigliato il cartello “ camminare A PASSO D’UOMO”. E’ curioso riflettere come un invito che abbiamo letto tutti tante volte, al tal punto da perderne quasi il senso, possa innescare la sequenza di riflessioni sull’agire odierno, sul passato da cui tutto scaturisce e inviti ad interrogarsi sul senso del proprio lavoro, delle letture masticate, degli incontri, delle opportunità ma anche delle scelte non fatte.

Francesco De Gregori è entrato proprio in quel garage, il backstage della sua vita, e ha scandagliato ora con le parole il suo percorso fatto di musica. L’altra faccia di un grande artista che fa tacere la chitarra e si racconta in una forma antica, dialogando con Antonio Gnoli nel suo libro PASSO D’UOMO, edito da Laterza. Al
Teatro Paisiello di Lecce ho incontrato un amico un po’ più grande di me, a cui ho inevitabilmente intrecciato la mia vita, i miei ricordi ma anche le riflessioni sul presente.

Ne è emerso un bisogno forte di nuovo umanesimo, di riprendere un cammino scandito dal ritmo della vita, senza negare ombre, ma affrontando le luci con profondità. Il dialogo, definito amabilmente chiacchierata, ha coinvolto il pubblico non con captatio benevolentiae, ma con una sentita condivisione di una biografia, in cui dai ricordi di bambino si snodano rivoli di affluenti, il padre, gli ascolti giovanili, la passione per l’America, la politica a sinistra, le letture caleidoscopiche che si specchiano nelle sue scelte, il palcoscenici con il loro rituale ed i testi delle canzoni. Mi sono soffermata sui titoli di alcuni capitoli “I sogni camminano ancora”, “le persone troppo gentili non sopravvivono in questa
vita” e “ Il tempo non è passato invano”: una sintesi interiore che ci permette di riconoscere le emozioni di chi tante emozioni ci ha regalato, con l’umiltà e il carattere di affrontare coerentemente molta parte della storia di tutti.

E’ bello sapere che De Gregori non ama sempre cantare le sue “vecchie” canzoni perché le sente lontane, come esaurite in quel tempo e scoprire che le lascia a noi per sempre come un regalo che non necessità di restituzione. Ora è un altro il suo omaggio al pubblico: un libro ed una nuova canzone che ascolto. Mi emoziona: è Francesco de Gregori.

Povero cuore

come un povero scemo

apro la finestra

e sono qui che fumo

e vivo la mia vita a passo d'uomo

altro passo non conosco

soltanto questo passo d'uomo. (….)

Povero cuore

come uno straniero giro

la mia terra abbandonata

abbandonato e solo

e vado per la vita

a passo d'uomo

altra misura non conosco

altra parola non sono.

«Per misurare il mondo devi saper misurare l’uomo. Conoscerne i pregi e i difetti. Le viltà e gli

eroismi».

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