Oggi terminiamo il nostro viaggio alla scoperta del sistema museale universitario facendo tappa all'Ecotekne per visitare l'Orto Botanico di Lecce dell'Università del Salento Di.S.Te.Ba, Dipartimento di Scienze e Tecnologie biologiche e ambientali. Già nel 1810 Lecce fu sede di Orto Botanico, fondato a seguito dell'Istituto delle Società di Agricoltura in ogni provincia del Regno di Napoli. L'uomo a cui più di ogni altro furono legati sviluppo e gestione della struttura fu Gaetano Stella che fece ampliare l'Orto sino a tre ettari e mezzo costruendo locali per il ricovero invernale di piante delicate. Abbiamo visitato l'orto d'autunno.
L'autunno nell'Orto Botanico di Lecce ci fa scoprire da vicino il corbezzolo e l'ombelico di Venere, una pianta che cresce tra gli interstizi dei muretti a secco, i gialli del gelso ed i sentieri arborei che costituiscono la mappa di questo museo a cielo aperto.
Il curatore dell'Orto Botanico di Lecce (dell'Università del Salento), il dott. Fabio Ippolito, ci racconta la storia di questo museo universitario che fa da scrigno a tante piante ed è un luogo laboratoriale dove vengono studiate specie note ed altre rare: "L'Orto include anche il Giardino delle piante grasse e la roccera, le serre ed una collezione di specie ottenute da risorse genetiche autoctone, qui abbiamo riprodotto le caratteristiche della macchia mediterranea."
Il cuore dell'Orto Botanico di Lecce è lo specchio d'acqua che riflette il trascolorare delle stagioni. Tutt'intorno crescono gli alberi della manna dalla resina preziosa. Qui ci fermiamo ad ascoltare i suoni del giardino e ad annusare i profumi delle essenze mediterranee.
Dopo aver visitato l'Orto Botanico dell'Università del Salento la nostra visita continua negli spazi dedicati all'Erbario dove sono catalogate e custodite le specie rare studiate dai curatori. Un vero e proprio "dizionario" naturale che ci pone dinanzi ad un analfabetismo tutto contemporaneo e ci fa riflettere sul rapporto perduto con madre natura. Oggi sappiamo tutti utilizzare le moderne tecnologie, ma non sappiamo distinguere una specie arborea dall'altra, una grave perdita di sapienza per l'uomo contemporaneo.