Il mare del Salento non si trivella

Il mare del Salento è uno sguardo che non dimentichi anche se vai lontanissimo, è la voce ondivaga di una terra di frontiera, il nastro d'acqua che ne determina la natura peninsulare, la bellezza mozzafiato, la storia scritta da sbarchi e partenze, pescatori e poeti. Non è solo un patrimonio pugliese, è un tesoretto italiano, è quel paesaggio che nobilita l'uomo, tanto caro ai viaggiatori, ai turisti in cerca del volto autentico del Bel Paese sempre più massacrato, messo a rischio dall'emergenza ambientale. Questo mare è di tutti, è casa nostra, è il nostro padre più antico, il nostro dna più prezioso. Non si deve trivellare.

#salentowebtv #weareinsalentoIl mare del #Salento è un bene comune, una bellezza da proteggere come nel resto della...

Pubblicato da Salentoweb.Tv su Venerdì 1 aprile 2016

ll 17 aprile si vota sul quesito voluto da Regioni preoccupate per le conseguenze ambientali e per i contraccolpi sul turismo di un maggiore sfruttamento degli idrocarburi. Il referendum è stato voluto da 9 Regioni (Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Veneto) preoccupate per le conseguenze ambientali e per i contraccolpi sul turismo di un maggiore sfruttamento degli idrocarburi. In sostanza si chiede di cancellare la norma che consente alle società petrolifere di estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalle coste italiane senza limiti di tempo.

La domanda che si troverà stampata sulle schede è "Volete che, quando scadranno le concessioni, vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane anche se c'è ancora gas o petrolio?" Ed è importante soffermarsi su questo punto, poiché chi vuole eliminare le trivelle dai mari italiani deve votare sì, con il no infatti si chiede che le trivelle restino senza una scadenza.

Le ragioni del sì, ovvero della battaglia contro le trivelle, sono tante: in mare aperto la densità media del catrame depositato sui nostri fondali raggiunge una densità di 38 milligrammi per metro quadrato. Due terzi delle piattaforme ha sedimenti con un inquinamento oltre i limiti fissati dalle norme comunitarie per almeno una sostanza pericolosa. I dati sono stati forniti da Greenpeace e vengono da una fonte ufficiale, il ministero dell'Ambiente: si riferiscono a monitoraggi effettuati da Ispra, un istituto di ricerca pubblico sottoposto alla vigilanza del ministero dell'Ambiente, su committenza di Eni, proprietaria delle piattaforme oggetto di indagine.
Le trivelle mettono a rischio la vera ricchezza del Paese: il turismo, che contribuisce ogni anno a circa il 10% del Pil nazionale, dà lavoro a quasi 3 milioni di persone, per un fatturato di 160 miliardi di euro; la pesca, che produce il 2,5% del Pil e dà lavoro a quasi 350.000 persone; il patrimonio culturale, che vale il 5,4% del Pil e dà lavoro a 1 milione e 400.000 persone.

Il Salento si oppone ed insieme al resto della Puglia il 17 aprile voterà contro le trivelle in mare, sì alla tutela della bellezza, della nostra storia, del nostro paesaggio unico al mondo.

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