Il sole è alto, una pianura di sale e cespugli di erbe aromatiche in fiore si estende davanti ai nostri occhi. Il mare c'è, ma ancora non si vede, è laterale, una presenza profumata di salsedine portata da un filo di vento al livello delle narici, insieme alle fragranze della macchia mediterranea. Il timo è in fiore, attira a sé libellule verdi e farfalle, api e calabroni. Tendendo l'orecchio ad ogni suono è questa la traccia che si coglie, il sonar delle elitre che frullano l'aria caldissima di questo Salento dai colori bruciati: ocra, rosso, giallo secco. E poi un'esplosione di verdi che si inanellano formando la vegetazione bassa e densa della Palude del Capitano - Parco Naturale Regionale di Porto Selvaggio, una delle tappe fondamentali tra quelle inserite nel SAC Arneo Costa dei Ginepri, utile per conoscere il vero volto di questo territorio antico presidiato da torri costiere e dove la natura entra in ogni cosa, soprattutto nel cuore di chi la attraversa.
Il tempo, a queste latitudini, sembra restare sospeso, alla stregua delle libellule che sfiorano appena la superficie dell'acqua verdazzurra che appare dietro uno svincolo arboreo, è l'acqua delle doline carsiche, le cosidette "spundurate" (o "spunnurate") piccole e grandi, ovvero laghetti nati dall'erosione delle rocce le cui volte crollando hanno lasciato emergere l'acqua sottostante, dimora di pesci e gamberetti. Le "spundurate" sono tipiche della costa jonica, la loro rarità è sottolineata dalla mancanza di una definizione corrispondente in italiano, per nominarle ci si avvale di questa assonanza dialettale che subito rimanda al senso di una cavità sotterranea. Quest'acqua alimentata dalle sorgenti placa lo sguardo del visitatore e si lascia contemplare, invita alla meditazione e alla lentezza. Se c'è una terra santa, è questa. Santo è ogni insetto, ogni ramoscello, ogni pietra, ogni granello di sale, ogni traccia lasciata nella Palude dal passaggio dei venti e delle piogge, ogni variazione nella temperatura che rende questo luogo meridiano un'oasi di inestimabile bellezza, tant'é che nel 2007 è stato inserito dal Fondo per l'Ambiente Italiano (FAI) nell'elenco dei "100 luoghi da salvare".
La bellezza salverà il mondo, è in questo angolo di Salento si percepisce in che misura sia vero. Per questo, promuovere la valorizzazione integrata del territorio dei quattordici comuni, di cui Nardò è capofila, è solo la prima delle azioni previste dal SAC. Il percorso sviluppato da Axa Cultura punta a promuovere i nodi attrattori del territorio per fini culturali e turistici. Fanno parte del Sac Arneo/Costa dei Ginepri oltra a Nardò, altri tredici comuni: Copertino, Leverano, Veglie, Carmiano, Salice Salentino, Guagnano, Campi Salentina, Arnesano, Galatina, Galatone, Porto Cesareo, Manduria e Avetrana. Partner istituzionali la Provincia di Lecce, il GAL Terra d’Arneo, il GAL Terre del Primitivo e l’Università del Salento.
Nei giorni scorsi, noi di SalentoWeb.Tv, in collaborazione con Axa Cultura e InCima Social Network Strategy, abbiamo realizzato una video visita guidata, in compagnia di Emauela Rossi, guida ambientale di Avanguardie, dedicata alla Palude del Capitano. Si tratta solo di una delle tante attività di valorizzazione in programma per mettere in relazione con i visitatori questo luogo magico le cui origini ruotano intorno alla storia leggendaria del lupo di mare che lo scelse come buen retiro dopo una vita di vagabondaggi in mare. Da qui la definizione Palude del Capitano, i resti della casa del Capitano sono ben visibili a ridosso della "spundurata" maggiore e sono stati restaurati, a breve la struttura sarà agibile e fruibile. All'interno della casa del Capitano, infatti, grazie ad Axa Cultura è in fase di allestimento un vero e proprio punto di osservazione che doterà i visitatori di binocoli adatti a scoprire da vicino la flora e la fauna che contraddistingue la Palude.
Dando le spalle alla Casa del Capitano e percorrendo il tratto che costeggia l'antica pagghiara, tra le saline, si raggiunge la spiaggia, chiamata Frascone. Si tratta di una piccola baia che slarga al confine con Torre Sant'Isidoro. La spiaggia ricade nell'area protetta del Parco, al limite sud si apre una minuscola caletta dove sabbia e scoglio si incontrano e dove ci si può immergere nella frescura delle sorgenti che sgorgano dai fondali rendendo la temperatura dell'acqua fresca anche in estate.
La visita alla Palude del Capitano si conclude davanti all'orizzonte dominato dal mar Jonio e dalla costa rocciosa che ospita l'ultima "spundurata" collegata al mare da un passaggio sotterraneo e che col tempo è diventata una delle piscine naturali più suggestive del Salento.