Egitto, successo per l'Università del Salento: ritrovati 150 ostraka demotici

Alcuni dei 150 ostraka demotici ritrovati

Sta facendo il giro del mondo la notizia del ritrovamento di 150 ostraka demotici da parte della Missione archeologica in Egitto dell’Università del Salento, diretta dai professori Mario Capasso e Paola Davoli. Si tratta di piccoli cocci con incisioni egizie, che potranno dire di più sulla vita quotidiana del periodo romano e dei riti che si svolgevano nel tempio della città di Soknopaiou Nesos (nel Fayyum, un’oasi a circa 80 chilometri nel deserto a sud ovest del Cairo).

«Il mondo scientifico internazionale», sottolinea Capasso, «è molto preoccupato per quanto sta avvenendo in Egitto. Oltre all’assalto, che per fortuna non ha avuto conseguenze molto negative, al Museo Egizio del Cairo e ad altri Musei egiziani, sappiamo di incursioni più o meno sventate in magazzini e depositi di antichità, per esempio a Saqqara e nel Fayyum.

Inestimabili patrimoni dell’Umanità, testimoni della storia del Bacino Mediterraneo antico sono seriamente a rischio. Questi assalti si spiegano in vari modi: possono essere azioni finalizzate ad acuire incertezze e disordine nella popolazione; possono essere dei veri e propri saccheggi, finalizzati a mettere le mani su tesori da vendere successivamente sul mercato clandestino; possono essere dettati dalla furia religiosa di estremisti musulmani, desiderosi di distruggere testimonianze del mondo preislamico. È auspicabile», conclude il professore, «che al più presto il clima da guerra civile venga a cessare e l’Egitto torni ad avere un governo stabile, che assicuri, tra l’altro, migliori condizioni alla gente e protegga i suoi tesori, difendendo i Musei e le Aree Archeologiche».

>La missione archeologica e il ritrovamento

Il “Soknopaiou Nesos project”, fondato nel 2001 su iniziativa del professor Capasso che dirige il Centro di Studi papirologici dell’Ateneo, è finanziato dall’Università del Salento, dal Ministero degli Affari esteri e da alcuni privati, sostenitori dell’associazione omonima. Dopo lo studio topografico del sito, lo scavo archeologico è iniziato nel 2003 e ha portato alla luce centinaia di documenti in greco e demotico e numerosi oggetti come fregi, statuette, amuleti, ma anche sandali in fibra di papiro e una grande spada in ferro con un pomello in ebano perfettamente conservato.

Durante l’ultima missione, nel corso dello scavo dell’area esterna al santuario del “dio coccodrillo”, lungo il suo lato perimetrale occidentale, sono stati ritrovati ben 150 ostraka demotici. «Sono databili al periodo romano», spiega Capasso, «e hanno inciso ciascuno un nome di persona. Pensiamo siano nomi di sacerdoti a servizio del tempio; i cocci venivano estratti a sorteggio per stabilirne la destinazione, gli incarichi. Il rinvenimento è di particolare importanza, non solo per il numero dei materiali recuperati ma soprattutto perché i testi contribuiscono alla prosopografia e alla storia religiosa del sito».
La notizia ha potuto essere diffusa dopo autorizzazione del professor Zahi Hawass, presidente del Supreme Council of Antiquities egiziano, e sta facendo il giro del mondo.

Alla missione dell’Università del Salento hanno partecipato: Stefania Alfarano (assistente di scavo), Carolin Arlt (demotista, Würzburg Universität), Clementina Caputo (ceramologa), Mohammed Barakat (assistente dei direttori), Ludovica Gorla (archeologa, Milano Bicocca), Silvie Marchand (ceramologa IFAO), Raffaella Milano (disegnatrice), Giuseppe Alvar Minaya (supervisor), Simone Occhi (topografo), Elvira Pisanello (schedatrice), Carlotta Quarta Colosso (papirologa), Borna Scognamiglio (archeologo, Paris-Sorbonne), Martin Stadler (demotista, Würzburg Universität), Salvatore Taurino (archeologo), Stefania Trizza (assistente di scavo) e gli studenti Giada Bianco e Anna Chiara Muscogiuri.

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