In occasione della 26esima edizione delle Giornate Fai di Primavera, previste sabato 24 e domenica 25 marzo in tutta Italia, con oltre 1.000 i luoghi aperti, il Comune di Lecce in collaborazione con Apulia Film Commission, propone l'itinerario “FAI … da Set”
Sabato 24 e domenica 25 Marzo la delegazione FAI Lecce prevede l'apertura eccezionale di beni monumentali che sono stati anche location di film:
La città di Lecce aprirà le porte di Palazzo Carafa set del film “Una donna per amica” di Giovanni Veronesi, Palazzo Famularo e Palazzo Tamborino Cezzi entrambi set del film “Mine Vaganti” di Ferzan Ozpetek.
A guidare i visitatori tra le bellezze di questi beni culturali saranno i giovani studenti dell'Istituto Marcelline, del Liceo Scientifico “G.Banzi Bazoli”, del Liceo Scientifico “De Giorgi” e del Liceo Artistico “Ciardo Pellegrino”.
Gli studenti del Conservatorio “Tito Schipa” saranno impegnati, all'interno di Palazzo Carafa, ad eseguire le più belle e famose musiche da film.
I LUOGHI APERTI SARANNO:
Palazzo Carafa
Set del film "Una donna per amica" di G. Veronesi. Sorge sull’area di un complesso monastico edificato intorno al 1542 per le monache Paolotte. Nel 1763 il monastero, troppo angusto, fu demolito. Nel 1764, demolito anche il chiostro, fu intrapresa la costruzione del nuovo monastero per volere del vescovo Sozy Carafa, con progetto di E. Manieri. L’edificio fu completato nel 1771 e ne ripresero il possesso le Paolotte, che lo tennero fino alla soppressione dei beni ecclesiastici. Il prospetto in origine esibiva due portali sormontati da valva centrale e timpano (quello maggiore sormontato dal balcone fu realizzato nel 1898); è ritmato da un ordine gigante di lesene che scandiscono le campate comprensive di quattro finestre. In alto è un coronamento “ad oculi” caratteristico dello stile del Manieri. Nel 1913 fu demolita l’attigua chiesa, anche questa opera del Manieri, per ricavare nuovi ambienti accanto all’ex convento che, dal 1895, era diventato la sede della rappresentanza comunale.
Palazzo Famularo
Set del film "Mine Vaganti" di Ferzan Ozpetek. Il Palazzo fu edificato alla fine del XIV sec. per volere del barone Antonello de Noha, la cui famiglia lo abitò per tutto il ‘500; di questo periodo è il lungo ambiente, posto sul lato nord della dimora, opera dell’architetto militare Giangiacomo dell’Acaya. Nel 1770 il palazzo fu oggetto di un' imponente ristrutturazione voluta dal proprietario, il barone Ippazio de Marco, con incarico all’architetto leccese Emanuele Manieri. Fu ricostruito tutto il quarto a destra del cortile, chiusi da muratura gli archi della scala e delle logge, riscritto l’enorme atrio. Nel 1885 fu acquistato da un ricco professionista magliese, Raffaele Garzya, che operò una radicale trasformazione dell’immobile: rifatta la facciata, aggiunto un secondo piano e rinnovati gli interni. Appartiene a questa fase la realizzazione dello splendido giardino pensile, fornito di pozzi e cisterne e piantumato di alberi ad alto fusto e di agrumi.
Palazzo Tamborino Cezzi
Set del film "Mine vaganti" di Ferzan Ozpetek. Nel centro storico di Lecce, questo edificio venne innalzato nella metà del '500 da G. Mele e di questo periodo conserva gli ambienti rinascimentali del piano terreno. Dopo vari passaggi di proprietà, dalla seconda metà dell'800 la dimora è della famiglia Tamborino alla quale si devono gli interventi strutturali e artistici che ne connotano l'odierna fisionomia; i Cezzi, attuali proprietari, ne sono discendenti in linea materna. La rielaborazione ottocentesca della casa esprime gusto neoclassico unito ad elegante ecclettismo, ma anche ricordi moreschi e orientaleggianti. L'opera è dell'arch. L. Murrone e dell'ing. A. Guariglia. Nelle sale e nella galleria del primo piano si ammirano tempere pompeiane, esotiche cineserie, pavimenti a mosaico, bronzi e ceramiche. Il palazzo si affaccia sul cardo dell'antica città romana e nel retro è abbracciato da un pittoresco giardino rococò con le essenze tipiche dei giardini di città salentini.
Villa Romano - Monteroni
Set del film "Latin Lover" di Cristina Comencini. Nel cuore della Valle della Cupa, comprata nel 1764 da Pasquale Romano senior, fu ampliata nel 1815 dal figlio Pietro su progetto dell’ing. Bernardino Bernardini. Nel 1849 Pasquale Romano junior apportò modifiche ed aggiunte su disegno dell’ing. Luigi Scarambone. Massima espressione dell’architettura extraurbana in territorio leccese, Villa Romano ha pianta rettangolare mossa nella parte centrale per accogliere le due eleganti rampe di scala e la bella loggetta con quattro colonne doriche sovrastate da un severo architrave. Le case per la servitù, le dimore dei contadini, i depositi e i magazzini occupano tutto il piano terra dell’edificio, mentre al piano superiore l’abitazione del proprietario si organizza secondo schemi tipici dell’edilizia nobile cittadina. La villa era frequentemente abitata e sempre aperta ad ospitare amici nei sontuosi saloni e nel parco ricco di pergolati e di lecci maestosi.
Abazia di Santa Maria Cerrate
Scolpita tra XI e XII secolo nella bianca pietra leccese, la chiesa di Santa Maria di Cerrate è una pregevole testimonianza del Romanico pugliese, impreziosita da raffinati affreschi e da un portico duecentesco. La chiesa sorge al centro di una tipica masseria del Salento, un tempo monastero italo-greco, poi centro di produzione agricola specializzato nella lavorazione delle olive, che erano spremute nei tradizionali frantoi ipogei. Nel 2012 il complesso è stato affidato dalla Provincia di Lecce in concessione trentennale al Fondo per l’Ambiente Italiano, diventando il primo bene FAI in Puglia. Al momento l’Abbazia è “Aperta per Restauro”: è possibile visitarla, scoprire il progetto di valorizzazione avviato dal FAI e seguire il dietro le quinte dei lavori in corso, che attualmente stanno interessando la chiesa di Santa Maria di Cerrate, cuore millenario del complesso abbaziale.
Chiesa di San Paolo - Galatina
Set del film documentario "Viaggio a Galatina" di Luigi A. Santoro. La chiesetta di S. Paolo, incastonata nell’antico Palazzo Tondi-Vignola (1795) è costituita da un unico vano con volta a crociera e un grande altare tardo barocco: simbolo architettonico e scenografico dei fenomeni legati al tarantismo in Puglia e nel Salento. Si racconta che durante il viaggio verso Roma, i due apostoli Pietro e Paolo fossero passati da Galatina e che San Paolo, per ringraziare il cittadino che lo aveva ospitato nella propria dimora, gli avesse concesso il potere di far guarire tutte le persone morse da ragni (le cosiddette “tarante”), soltanto facendo bere l’acqua del pozzo esistente all’interno della casa. Da questa narrazione la ricorrenza di recarsi a Galatina il 29 giugno per il rituale delle pizzicate dalla taranta che iniziava nelle campagne durante la mietitura, proseguiva nelle proprie abitazioni e si concludeva con la "liturgia" presso la casa del Santo, accompagnate da musicisti.
Chiesa di Santa Teresa - Nardò
Set del film documentario "Viaggio a Galatina" di Luigi A. Santoro. La chiesetta di S. Paolo, incastonata nell’antico Palazzo Tondi-Vignola (1795) è costituita da un unico vano con volta a crociera e un grande altare tardo barocco: simbolo architettonico e scenografico dei fenomeni legati al tarantismo in Puglia e nel Salento. Si racconta che durante il viaggio verso Roma, i due apostoli Pietro e Paolo fossero passati da Galatina e che San Paolo, per ringraziare il cittadino che lo aveva ospitato nella propria dimora, gli avesse concesso il potere di far guarire tutte le persone morse da ragni (le cosiddette “tarante”), soltanto facendo bere l’acqua del pozzo esistente all’interno della casa. Da questa narrazione la ricorrenza di recarsi a Galatina il 29 giugno per il rituale delle pizzicate dalla taranta che iniziava nelle campagne durante la mietitura, proseguiva nelle proprie abitazioni e si concludeva con la "liturgia" presso la casa del Santo, accompagnate da musicisti.
Castello Acquaviva Personè - Nardò
Il Castello, situato nel centro storico, è stato il set di "Walking Sunshine" di M. Giwa e D. Pasquini. Il fortilizio si presenta come un poligono quadrangolare e se ne attribuisce la progettazione a F. Di Giorgio Martini (fine '400), architetto rinascimentale al servizio di Alfonso II d’Aragona e dei feudatari di Nardò, gli Acquaviva. A Belisario Acquaviva, primo duca di Nardò, si deve la ricostruzione dell’attuale versione. Agli inizi dell’800 il Castello venne espropriato ai feudatari per poi divenire proprietà dei baroni Personè; a loro si deve l’attuale facciata in stile ecclettico, all'inizio del ’900, quando l’edificio fu trasformato in palazzo nobiliare. I lavori, diretti dall’ing. G. De Maglie, inserirono motivi decorativi come il bugnato, le mensole figurate, ecc.. Nel 1933 il Castello fu venduto al Comune di Nardò e oggi ospita una parte degli uffici comunali e il “Museo della Città e del Territorio”.