"Leandro unico primitivo"

Bisogna immaginarlo quel giorno del 1955, l'ora, anzi il minuto esatto, in cui il ciarpame, lo scarto, ciò che era stato gettato via, veniva posto come la prima pietra, la prima parola, l'incipit della casa-museo di Ezechiele Leandro a San Cesario di Lecce.

Scultore, pittore, poeta e, va ricordato, tra le altre cose anche ex rottamaio, mestiere che nella vita dell'artista assume contorni di fiaba, se non altro perché tutto ciò che gli capita per le mani diventa una musa, un tassello di quel mosaico fatto di cocci, vetro, ferro, copertoni, piastrelle, rifiuti, la grammatica di una stesura durata quindici anni e poi aperta a tutti.

Ma per proteggere quest'opera monumentale, questo giardino babelico dove l'Apocalisse e la Passione di Cristo, il Giudizio Universale e l'immaginario di Leandro si intrecciano attraverso una carrellata di sculture fu necessario innalzare un muro. Ieri è stata inaugurata la mostra "Leandro unico primitivo" che traccia per il visitatore un percorso unico nel suo genere, dalle ex Distillerie De Giorgi a San Cesario di Lecce sino al Museo della Pazienza, la casa dell'artista in via Cerundolo 26 e che dal 2014 ha ricevuto il vincolo della Soprintendenza.

La mostra è una retrospettiva sistematica, un allestimento che si sviluppa tra le sale dell’ex opificio, mettendo in stretta relazione le opere di Leandro – dipinti, sculture in cemento e assemblaggi – e le stanze, gli oggetti, la storia delle distillerie.

Le suggestioni qui si sommano, ma non si contano, spingono come acqua che trova il suo livello, sino a centrare il linguaggio dell'artista outsider per anni più prossimo alla dimenticanza che all'elogio, ed oggi finalmente omaggiato con uno studio articolato, corale, uno sguardo verticale sulla sua opera vasta e misteriosa, labirintica e fatta di intenti lungimiranti, basti pensare a quell'arte del riuso che oggi sembra ovvietà e di cui Leandro è stato indiscusso precursore sino all'81, anno della sua morte.

Si tratta senz'altro di una tra le mostre da non perdere tra quelle inserite nel calendario culturale salentino di questi mesi estivi, un'occasione per chi ancora non conosce da vicino l'opera di un visionario puro, emblema di quel vecchio detto tanto usurato, eppure maledettamente efficace: Nemo propheta in patria.

Oltre ai curatori della mostra, Lorenzo Madaro e Brizia Minerva, in questi giorni è facile incontrare, durante la visita al Museo della Pazienza, anche il nipote di Leandro, Antonio Benegiamo, che non si sottrae alla condivisione della memoria, dei piccoli aneddoti legati allo zio-gigante.

Che cosa avrebbe detto di tutto questo? Glielo chiediamo anche noi, dopo aver attraversato il caleidoscopio di segni, figure, sguardi di pietra. Ci risponde con un sorriso: "Che avrebbe detto Leandro? Avrebbe detto: Tanto non capite niente!".

Una testiera da letto con il segno inconfondibile di Ezechiele Leandro apre la terza sezione della ‪#‎mostra‬ #Leandrounicoprimitivo allestita qui al Museo Provinciale Sigismondo Castromediano - Lecce. Ci immergiamo nel mondo dell'artista outsider dopo aver visitato la sua casa-museo a San Cesario di Lecce e dopo l'inaugurazione del percorso espositivo alle ‪#‎distilleriedegiorgi‬.

Mentre percorriamo le varie tappe della mostra dedicata a Ezechiele Leandro, ci soffermiamo a osservare la calligrafia del pittore e scultore, l'immaginario cristallizzato dalle sue opere che in giustapposizione rivelano temi e storie care all'artista. Qui al Museo Provinciale Sigismondo Castromediano - Lecce è impossibile non cogliere il senso di questa retrospettiva che fa pensare al caleidoscopio per molteplicità di intenti espressivi.

L'ultima parte della ‪#‎mostra‬ dedicata a Ezechiele Leandro è allestita nella pinacoteca del Museo Sigismondo Castromediano Lecce dove le suggestioni dello scrigno che ospita le opere dell'artista si mescolano alla grammatica di colori e simboli firmati da un visionario geniale.

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