Lecce e il Dragone, la ragazza cinese-salentina si sente a casa

di Luisa Ruggio

China girl, una vecchia canzone di David Bowie, chissà se Sué la conosce. Nel ristorante dove lavora, qui a Lecce, c’è tutta un’altra musica, un po' così. Lei si sente salentina, anche se viene da un paesino rurale sperduto tra le risaie cinesi, lo ha lasciato insieme a suo fratello e ai suoi genitori per seguire il percorso di altri parenti che in Italia hanno trovato l’America. Il Salento, Lecce per l’esattezza, dove hanno deciso di stabilirsi, è per loro una delle tante facce di un Paese, come uno dei draghi di carta che scandiscono il passaggio delle stagioni umane nei cortei delle loro feste comandate.

Di quelle usanze, di quei colori, Sué non parla mai, cerca di glissare il più possibile, anzi, ogni volta che le rivolgono delle domande.
E’ tornata in Cina di recente, per far visita ai suoi nonni, e ha scoperto che non le piacerebbe viverci lì, ha frequentato le scuole italiane, le sue amiche sono qui e tutto il suo mondo è in equilibrio tra due culture. E’ diversa dai cinesi più anziani e ci tiene a ribadirlo, anche se come loro ritiene sconveniente ogni pretesto di autobiografia.
Assume sempre un tono modesto, è abile a portare la conversazione altrove, talvolta le basta ridere. Una risata piccola, con la mano a paletta davanti alla bocca, come facciamo noi occidentali quando sbadigliamo o tossiamo. Il suo mondo è fatto anche di ore di lavoro nel ristorante di famiglia arredato con certe stampe seriali che sono il marchio di fabbrica di posti come quello, tutti uguali, sparsi per le città con i loro menu fissi e le loro bacchette di legno chiaro talvolta riciclate.

Il suo Italiano risente di una curiosa cadenza salentina, in cambio il Cinese per molti italiani resterà sempre un mistero. Sué rappresenta forse meglio di chiunque altro a Lecce la vivace comunità di cinesi-leccesi. Esiste un’analisi dei cognomi diffusi in questa terra di passaggio che per alcuni diventa meta finale. Uno studio curato per Anci, infatti, anticipando in parte i dati dell’ultimo censimento, ha raccontato un cambiamento epocale che ha messo a confronto gli anni 1999 e 2011. Un confronto che ha visto il cognome Chen al 207° posto nella classifica cittadina sotto i Quarta e i Mazzotta.

Il dato dice anche che Lecce è la più cosmopolita delle città pugliesi, è qui che crescono i cinesi-salentini e da qualche tempo è cominciato anche un processo di migrazione nell’hinterland. Suè è nella percentuale di quelli rimasti qui nell’ultimo decennio, la piccola ragazza cinese sta crescendo e non vuole tornare in Cina, ha scoperto che nonostante le dighe delle generazioni che l’hanno preceduta qualche infiltrazione c’è stata e Lecce l’ha cambiata gemmando un nuovo senso di appartenenza.