Il 24 luglio Gallipoli si ferma: la processione di Santa Cristina parte dall’antica chiesa della Puritate e sfila tra i vicoli e il mare della città vecchia. E’ un rito collettivo di grande suggestione e bellezza, che nasce per la devozione alla santa che - secondo la tradizione - salvò la città bella da un’epidemia di colera ai primi dell‘800.
Tra tutte le tradizioni di questa giornata, quella più inquietante è “la steddha”, la cattiva stella. Il vero gallipolino oggi non fa il bagno in mare perché sa che Santa Cristina porta la steddha e lui rischia di morire.
Per la processione tutti si fermano: alberghi, ristoranti, attività commerciali. Un’intera comunità, gonfalone e sindaco in testa, sfila tra i vicoli della città vecchia. Il percorso è difficile: i portatori devono alzare e abbassare la statua, governarla come se fosse una barca in mezzo alla tempesta. l’unica tappa prolungata è quella nel convento del Carmelo, per consentire una preghiera alle suore di clausura. Siamo nel cuore di Gallipoli: turismo e devozione, antico e moderno, sacro e profano si fondono insieme.
Una volta terminato il giro della città vecchia, la processione attraversa il ponte seicentesco per sfilare nella città nuova e per un saluto alla piccola cappella dedicata alla santa che sorge proprio nel seno del canneto.
Le luminarie brillano, il seno del Canneto luccica, il castello è tornato a splendere: Gallipoli non è mai stata così bella.