Premio Michele Frascaro: “Maraca$h”

Premio Michele Frascaro: “Maraca$h”

Sabato scorso, alle Manifatture Knoss, un angolo della grande struttura raccontava una storia. A dire il vero, chi c’è stato, ne ha sentita più di una, ma il filo conduttore, nel corso del dibattito, portava sempre a quella principale: la storia di Michele Frascaro.
A lui, infatti, è dedicato il “Premio Giornalismo D’Inchiesta- Michele Frascaro” giunto alla premiazione finale dopo mesi intensi di valutazione delle inchieste pervenute all’organizzazione del concorso.

Si chiama “Maraca$h” il lavoro vincitore, ed è un documentario a cura di Emiliano Carico con le riprese e il montaggio di Giuseppe dell’Atti. Con loro, hanno guadagnato una menzione speciale per la categoria over 35 Girolamo De Michele, autore di cinque articoli su Taranto e l’Ilva e Ornella Bellucci, autrice del lavoro radiofonico trasmesso da radio3.rai che indaga su come la presenza dell’ILVA incide sull’ambiente, sull’economia e sulla società a Taranto.

Ma torniamo a “Maraca$h”: “Dedicare il nostro documentario alla figura di Michele Frascaro è un’idea che ci era già venuta prima che venisse indetto questo concorso a lui intitolato – hanno dichiarato i vincitori Emiliano e Giuseppe – poi è arrivato il premio, con questo nome, e ci siamo resi conto che nulla viene per caso”. Il collegamento di un’inchiesta sul territorio al nome di Michele Frascaro è quasi automatico. Michele era un attivista, un giornalista, uno che insomma, non lasciava cadere nel vuoto la battaglia di qualcuno. Con il suo giornale dal nome emblematico “L’impaziente” voleva raccontare le storie, e l’intento era sempre quello, dare giustizia a chi non ne aveva. Le parole del prof. Cristante, docente dell’Università del Salento in giuria per la premiazione ma anche degli altri ospiti, lo hanno ribadito più volte. E anche il padre di Michele, presente alla premiazione, ha voluto dare la sua testimonianza: “Il suo esempio forse ha permesso che le battaglie condotte non cadessero in una terra arida”. Perchè di fronte al numero di inchieste giunte in redazione e di fronte al loro valore che come specificato ha “spiazzato” la giuria, quello che resta di bello di questo progetto-premio è la consapevolezza che c’è ancora tanta gente che ha voglia di indagare, capire, criticare dove ce n’è bisogno.

E poi resta “Maraca$h” e l’impegno di Emiliano e Giuseppe. La loro sensibilità nel raccontare una storia come quella di Mara, primo transgender di Lecce, e la loro capacità di “sventrare” vent’anni di politiche sociali nella città che passano sulla pelle dei numerosi immigrati che popolano le “Giravolte”, veri protagonisti del documentario, non resta e non resterà immobile e rinchiusa nel momento di un premio. Almeno non per loro. Perchè quello che rimarrà nei loro occhi è il piglio di qualche politico locale nel raccontare la vicenda, la sensibilità di Katia Lotteria della Rete Anti Razzismo Salento, l’impeccabile racconto del Prof. Luigi Perrone che ha ricostruito la vita di Mara, ma soprattutto le lacrime di colui che ha visto murare la sua casa, il freddo gelido delle notti trascorse per terra di coloro che hanno vissuto e vivono le “Giravolte” e gli sfratti. Le case che non sono case. E la propria casa che diventa ogni giorno qualcosa di “troppo” rispetto a quelle presenti nel documentario.

“Maraca$h” merita di essere visto. Perché solo vedendolo si può comprendere il suo incredibile valore. E quello di chi lo ha realizzato.

Guarda il video: http://www.youtube.com/watch?v=08iz3cSrU2I

linked videos

NESSUN VIDEO LINKATO