di Lara Napoli
“Nelle mani della prossima amministrazione verrà consegnato un carico di disavanzo che sfiora i 50 milioni di euro”. L’opposizione parla di un vero e proprio disastro politico ed economico che, nell’arco di dodici anni di amministrazione di centrodestra, si è accumulato tra le mura di palazzo Carafa.
Il sindaco rimanda al mittente le accuse, assicurando che tutto è in ordine. L’allarme, a dire la verità, venne lanciato già nel lontano 2005, con l’allora consigliere Carlo Salvemini che paragonò, senza mezzi termini, il capoluogo salentino alla città di Taranto, inghiottita dal suo dissesto economico.
La situazione ora diventa ancora più drammatica, secondo i consiglieri del Pd, e con carte alla mano elencano, in 18 punti, tutti i debiti fuori bilancio che, l’attuale amministrazione del Comune di Lecce, guidata da Paolo Perrone, avrebbe accumulato dal 2010 e trasferiti negli anni successivi, fino ad arrivare addirittura al 2018, lasciando quindi a chi verrà dopo la patata bollente.
“Se per la Corte dei Conti –lamenta Antonio Torricelli- i debiti fuori bilancio rappresentano un FATTO ECCEZIONALE, un possibile INCIDENTE DI PERCORSO per tutte le amministrazioni, rispetto però ad una corretta gestione economica dell’Ente, a Lecce il botto è stato fatale, diventando così un FATTO FISIOLOGICO”.
Per questo sul banco degli imputati finisce l’assessore Attilio Monosi, con il Rendiconto di Gestione 2010, definito “non veritiero e inattendibile”. Si parte dai 2milioni988mila euro di fatture non corrisposte alla Sirti, per la quota di compartecipazione a carico del Comune per la Filovia.
Nel 2010 matura il debito con la Soget di 4milioni200mila euro. Sempre nel 2010 viene emessa la sentenza dell’arbitrato Comune/Monticava che condanna l’ente al pagamento di 1milione200mila euro per lavori mai realizzati. Via via proseguendo, aumentano i numeri e il relativo impegno di spesa “letteralmente sparito” dal Rendiconto 2010 e spalmato invece negli anni successivi, “senza bene capire –aggiunge Torricelli- con quali variazioni di bilancio”.
Insomma “un vero schiaffo morale per i leccesi –secondo il capogruppo d’opposizione Antonio Rotundo- che si ritrovano a dover stringere la cinghia quando poi, nel palazzo di città, i dirigenti intascano fior di compensi che un operaio della Fiat può solo sognare. Ci sono delle responsabilità e queste sono della maggioranza”.
“Ora noi vogliamo chiarimenti alle nostre domande –conclude Torricelli- su uno scriteriato ed irrazionale uso delle risorse dell’Ente, il cui futuro è chiaramente pregiudicato dall’enorme massa di debiti fuori bilancio, che non potranno che gravare sulle già ridotte possibilità di spesa corrente per il soddisfacimento dei servizi essenziali”.