Facebook, social network e giochi on line sono la nuova droga che si diffonde e dà luogo, nei casi di abuso, a ''sentimenti compulsivi, isolamento sociale, dipendenza psicopatologica, perdita di contatti reali, sentimenti di onnipotenza'': il ministro della salute Ferruccio Fazio mette i giovani in guardia: non serve ingerire o inghiottire, ma basta stare 10 ore al giorno al computer per subirne le devastazioni. Lo dice in risposta ad un'interrogazione di Giorgio Jannone del Pdl.
“La dipendenza da internet - ha continuato il Ministro - si esprime con sintomatologie simili a quelle che si osservano in soggetti dipendenti da sostanze psicoattive".
Una droga senza sostanza dunque ma con le stesse complicazioni che possono essere provocate dagli stupefacenti. Come uscire da questa malattia dunque? “La cura è sostanzialmente la stessa che si adotta per altri tipi di dipendenza: si ricorre alle strutture socio-riabilitative che trattano i disturbi mentali”.
La realtà però sembra essere più complessa e contraddittoria: esiste infatti un dibattito scientifico al riguardo e che nel nostro paese ha preso piede a partire dalla fine degli anni novanta ed è tuttora oggetto di discussione.
Sul ricorso al “trattamento farmacologico” ad esempio - definito nel testo dell’interrogazione per sottolineare la possibilità di contrarre vere e proprie forme depressive - il parere del mondo scientifico non è unanime. Molti studiosi infatti non ritengono che la dipendenza da internet possa essere considerata uno specifico disturbo psichiatrico ma un sintomo psicologico.
Le dimensioni di questo fenomeno sono state definite “allarmanti” dal titolare della Sanità che ha quindi annunciato “azioni concrete e mirate, per ridurre il rischio di dipendenza da web soprattutto nella popolazione giovanile” che potrebbero essere inserite già nel piano del nuovo anno sanitario in fase di adozione.