Costume Provincial: Dove snaturare San Martino quest'anno

Non è certamente un caso se, passano gli anni, aumentano le feste che, da improvvisate, diventano comandate (Halloween su tutte), ma San Martino resta nei cuori dei leccesi salda come poche altre occasioni di dimostrarsi coesi, ovunque si trovino e qualunque cifra si ritrovino in tasca. Tradizionalmente, San Martino è un carnevale dell'intestino che interessa tutte le classi sociali senza distinzioni e unisce i salentini a Milano (che mettono a ferro e a fuoco anche il più irreprensibile ristorante tipico meneghino) come, rullo di tambuti, perfino a Lecce stessa.

Un tempo, la festa di San Martino era detta anche la "festa dei cornuti", per via del fatto che solo apparentemente veniva celebrata nelle tradizionali putee, rigorosamente vietate alle donne. In realtà, le vere ritualità di festa venivano svolte proprio in casa di quelle donne lasciate sole dai mariti. Anche per questo, la festa poteva essere detta anche "degli astemi". Oggi non solo le donne possono prendere parte a qualunque degli eventi organizzati per San Martino desiderino. Ma, se vogliono tradire il proprio uomo, non hanno che accendere la chat di Facebook dal cellulare, anche se il loro amante preferito dovesse decidere di bere.

Ma la modernità sta facendo pagare alla vecchia festa di San Martino anche un altro scotto. La sua secolarizzazione e successiva commercializzazione (come se non fosse altro che una Halloween autoctona o, perlomeno, non importata dalla televisione americana) ha portato al suo maggiore successo, d'accordo. Ma anche alla creazione di eventi ad hoc: veri e propri cenoni di San Martino. Ci si chiede, qualche giorno prima della celebrazione (che un tempo era del tutto improvvisata, cominciando al bussare sulla porta di casa del nostro ospite, bottiglioni alla mano, e finendo molto dopo lo scorrere dell'ultima goccia di vino): "Che cosa fate a San Martino? Andate a Galugnano o aspettate la festa in centro di sabato?" Neanche fosse Capodanno.

San Martino, comunque, non è offeso tanto per questa commercializzazione, quanto per il taglio alla trasversalità sociale che ne deriva. L'industria in nero degli "eventi", quella instancabile fabbrica di biglietti e riduzioni, ha trasformato San Martino nell'ultimo baluardo di divertentismo estivo. Con un privé destinato a pochi e noti e una bolgia infernale per tutti quelli che non vogliono o che non possono permettersi di essere uno dei 150 commensali dell'evento di Galugnano. Che avverrà nella masseria appena restaurata da due ottimi amici di ottima famiglia, cui si accede solo per passaparola, pagando una cifra d'ingresso rigorosamente radical-chic. L'altro un festone, tipicamente "da spundo", molto più economico, è pubblicizzato fino al parossismo, tramite fogli A4 colorati, su ogni centimetro lasciato libero dagli annunci di stanze in affitto nelle bacheche universitarie. Non ci sono più le mezze stagioni.

Novità di quest'anno, di cui si capisce l'utilità ancora meno del San Martino come party esclusivo, è la festa comunale a scoppio ritardato. La quale, organizzata dall'Assessorato allo Sviluppo Economico e alle Attività produttive di Luigi Coclite, somiglierà il più possibile all'ennesima mostra mercato diffusa di prodotti tipcii salentini. Come se ce ne fosse bisogno. Come se ce ne fosse bisogno due giorni dopo San Martino, aprirà fra Piazza Sant'Oronzo e Piazzetta Castromediano sabato 13 novembre. Fra l'altro, horror nell'horror, dalle 13 a mezzanotte.

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