Sarah Scazzi. Brigandì (Csm): il procuratore indaghi sul segreto istruttorio violato

Sarah Scazzi

«È sicuramente una barbarie; non si possono pubblicare atti coperti dal segreto istruttorio. Credo che il procuratore dovrebbe attivarsi per capire come questi atti siano usciti». Matteo Brigandì, consigliere laico del Csm, è duro sulla vicenda della pubblicazioni audio degli interrogatori compiuti nell'ambito dell'inchiesta sull'omicidio di Sarah Scazzi.

«Purtroppo è una cosa abbastanza frequente - osserva Brigandì- in tutti i processi c'è la violazione sistematica del segreto istruttorio. Qui è aggravata da un meccanismo di morbosità che non fa onore al diritto di cronaca». «Ma non è solo questione di barbarie», aggiunge il laico del Csm, che segnala come la pubblicazione di atti segreti «mina le indagini: un indagato che viene a conoscenza di quanto dichiarato dall'altro può regolarsi e aggiustare il tiro».

In questa vicenda non c'è comunque spazio per un intervento del Csm, semmai disciplinare, se fossero accertate «una negligenza nella conservazione di dati sensibili o un'omissione per la mancata ricerca dei responsabili. Il potere di attivazione è del ministro della Giustizia o del Pg della Cassazione». E solo di fronte a una loro richiesta il Csm «potrebbe prendere provvedimenti».

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