Delibere AgCom: a rischio le Micro Web Tv

Delibere AgCom: a rischio le Micro Web Tv

Il fascinoso mondo delle web tv italiane è in apprensione. A seguito dell'approvazione del decreto Romani non tutti avevano chiaro che cosa sarebbe successo e che cosa s'intendesse con "equiparazione dei video online alle tv tradizionali".

L'allarme lo lancia la Federazione Italiana delle Micro Web Tv: la realtà delle piccole "televisioni" su internet, oltre 350 in tutta Italia, è a rischio sopravvivenza a causa delle recenti delibere dell'AgCom che danno seguito al percorso stabilito dal Decreto Romani.

Se verranno, quindi, confermati i nuovi regolamenti, tutte le web tv dovrebbero richiedere all'Agcom due autorizzazioni. Quella per trasmettere in streaming e quella per trasmettere on demand. Al costo di 3.000 euro ciascuna.

E ciò, senza contare una burocratizzazione delle strutture che, di fatto, renderebbe ancora più complessa e costosa la gestione delle piccole realtà che trasmettono sul web. Decretandone, di fatto, la morte, come è facile immaginare. Soprattutto per quanto riguarda le web tv più piccole e "libere".

L'avvocato Guido Scorza, esperto in diritto delle nuove tecnologie, sul suo blog ha le idee chiare sull'argomento: "Conviene dire subito che gli schemi di regolamento allegati alle delibere, se approvati nell’attuale formulazione, trasformerebbero la Rete italiana in una grande TV e gli unici in grado di fare informazione ed intrattenimento online sarebbero proprio i Signori della TV. Un ciclone di costi e burocrazia si abbatterebbe sul mondo delle micro web tv italiane e la sensazione è che solo poche potrebbero sopravvivere".

Scorza continua: "Chiedere 3000 euro a certe web TV già significa ignorare le dinamiche del relativo mercato ma chiederne, in modo del tutto ingiustificato 6000, significa non aver chiaro neppure i contesto socio-economico nel quale, allo stato, versa il nostro Paese".

Interessante, in merito, anche l'osservazione puntuale di Giampaolo Colletti, presidente della FEMI: "La FEMI guarda con molta preoccupazione i tentativi di regolamentare e tassare in modo arbitrario e pretestuoso il sistema informativo digitale rappresentato dal giornalismo partecipativo dal basso e non esclude di passare a forme di mobilitazione "a rete unificata". Questi micro canali creati da cittadini videomaker per passione rappresentano nella loro unicità il tessuto informativo iperlocalizzato italiano e svolgono un ruolo di primaria importanza e un servizio di pubblica utilità, colmando un vuoto informativo. L'entry level dettato anche dall'abbattimento dei costi del digitale ha favorito in questi mesi una crescita a tre cifre e una professionalizzazione delle italianissime web tv. Il rischio che questo schema di regolamento pone è la chiusura, in un terreno come quello del net dove la democrazia partecipativa informativa dovrebbe essere tutelata".

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