Regione. Passa il rendiconto finanziario 2009. Minoranza: debito enorme in sanità

Con 36 voti favorevoli, quelli della maggioranza presente in aula, 27 contrari (l’intera apposizione di centrodestra e l’Udc) e 2 astenuti, è stato approvato a Bari, a maggioranza, il ddl sul rendiconto generale della Regione per l’esercizio finanziario 2009. Il virtuosismo della Regione è stato rivendicato dal presidente della Commissione Bilancio, Arcangelo Sannicandro, nella relazione che accompagna il disegno di legge sul rendiconto generale della Regione.

«Nonostante sono state effettuate 200 immissioni di personale regionale a seguito di concorsi con l’eliminazione del precariato, la Regione ha chiuso il bilancio 2009 con un costo complessivo del personale di 179 milioni di euro, inferiore di ben 36 milioni rispetto al 2006. Un aspetto rilevato da uno studio che dimostra come il dato sia in costante decremento e che fa della Puglia una regione virtuosa, capace di spendere 1,338 miliardi di euro delle risorse finanziarie per gli investimenti assegnati dalla UE e trasferire alle Asl 864 milioni come risorse aggiuntive per il pagamento delle fatture arretrate dei fornitori nel settore della sanità». La performance evidenziata da Sannicandro è contrapposta alle sanzioni ricevute dalla Regione per aver violato il patto di stabilità nell’ultimo biennio.

«Se il governo regionale – giustifica il presidente della Commissione bilancio – avesse voluto rispettare i criteri imposti da Palazzo Chigi, avrebbe dovuto fare a meno nell’anno 2009 di una somma rilevante, nettamente superiore alla sanzione con la quale gli impegni di spesa sono stati contenuti in 67 milioni di euro».

I consiglieri del centrodestra hanno espresso forti perplessità. Mentre la maggioranza ha sottolineato l'abilità dell'assessore regionale al Bilancio, Michele Pelillo, nel mantenere i conti della Regione «in ordine» e nell'attuare la manovra con la quale, in particolare, sono stati reperiti 105 milioni di euro per il via libera al piano di rientro sulla sanità. Risorse - hanno sottolineato i consiglieri di maggioranza - che hanno impedito di introdurre nuove tasse (addizionale Irpef e Irba).

«Noi votiamo contro - ha annunciato il capogruppo del Pdl, Rocco Palese - perché la giunta Vendola non ha rispettato il patto di stabilità interno del 2009 e perché risulta che c'è una enorme quantità di debiti nella sanità». Dal canto suo, Pelillo ha ricordato i punti salienti sia della rendicontazione sia della manovra per l'esercizio 2010. Sul 2009 - è stato spiegato - abbiamo avuto un avanzo di 324 milioni di euro, 138 dei quali sono stati usati per coprire parte del deficit sanitario da 351 milioni di euro del 2009.

L'altra metà del deficit è stata coperta con le entrate derivanti dall'Irap. Invece i 105 milioni di euro relativi alla modifica del bilancio 2010, recuperati in parte (60 milioni) dal fondo di 120 milioni con il quale la Regione anticiperà alcuni interventi previsti nell'ambito della programmazione Fas, e 45 milioni reperiti rimandando il fondo di Svalutazione crediti, sono stati così distribuiti: 81milioni per coprire il presunto disavanzo sanitario del 2010; e 24 milioni per la manovra sanitaria del 2011. Intanto, l'assessore alla Sanità della Regione Puglia, Tommaso Fiore, è a Roma per discutere il piano di rientro sanitario col governo. Per ora il clima - ha sottolineato Pelillo - «ci risulta sia tranquillo».

Intanto, proprio in materia di sanità e dei tagli previsti, valutazione negativa da parte della rappresentanza della Conferenza dei sindaci salentini, rappresentata dai comuni di Lecce, Trepuzzi, Maglie, Gagliano del Capo e Tricase, per il metodo utilizzato dall'assessore regionale alle Politiche della Salute, Tommaso Fiore, nel predisporre il Piano di rientro e di riordino della rete ospedaliera.

«Sono stati vanificati - si legge nel documento diffuso dai sindaci dell'Asl di Lecce - gli sforzi profusi dalle autonomie locali e dalle organizzazioni della sanità in sede di predisposizione del Piano attuativo locale (Pal), strumento decisivo per l'attuazione delle politiche sanitarie sul territorio. La domanda di salute che sale dalla popolazione trova nei sindaci un punto di riferimento, mentre un modello non partecipativo crea situazioni di conflitto e di inadeguatezza nelle risposte».

La rappresentanza dei sindaci «fa proprie - conclude la nota - le istanze dell'Anci Puglia che ha condiviso nell'incontro del 19 luglio scorso presso il Comune di Bari e precisamente: il blocco del provvedimento; un confronto per aree territoriali; predisposizione di un percorso parallelo su come si intenda surrogare i servizi dismessi».

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