10 motivi per andare al Mercatino del Gusto di Maglie

10. Almeno una cena a scelta fra "Sapori del Golfo Jonico" o "Il Fornello della Murgia". O anche tutte e due ma, per carità, non nella stessa serata: entrambe presentano un menù fisso da almeno 6-7 portate. Dirimpettaie e apparentemente acerrime rivali, l'una tutta basata sul pesce, l'altra devoto alla carne e ai latticini, di fatto convivono allegramente nelle vie attigue che le ospitano. Se avete più di un paio d'ore da trascorrere a Maglie, e una trentina di euro in tasca, prenotate una di queste due cene "placè".

9. La gentilezza non solo schietta, ma anche colta ed eloquente di Stefano Garofalo, che espone i suoi vini di famiglia dietro l'etichetta di "Azienda Monaci". Se siete su Foursquare - il nuovo network basato sulla posizione geografica, "lanciato" in Puglia proprio durante il Mercatino del Gusto - fate "check-in" presso il suo stand e provate ad attaccare bottone sull'uso del garbo, e non solo dei social media, in fatto di marketing del rosato. Se lo farete per due sere di seguito, avrete anche una bottiglia di vino in omaggio.

8. Una chiacchierata tecnologica con Paolo Cantele. Se volete andare sullo specifico, in materia di tecnologia e vino, dovete tributare una visita allo stand Cantele, e nella fattispecie a Paolo. Ogni altro espositore presente al Mercatino ha da imparare dalla facilità e dalla velocità con cui questo inguaribile "early adopter" sperimenta nuovi sistemi di parlare e far parlare di un lavoro antico, ma tutt'altro che immobile, come la viticultura. Inutile dire che un "check-in" Foursquare anche da lui è d'obbligo, più che consigliato, oltre che "redditizio" (una magnum di Amativo vi basta?).

7. Imbattersi in un reporter o in un operatore di SalentoWebTv. Ovunque siano, anche quando hanno qualcosa di succulento fra le mani, e mentre tentano di farlo sparire il più in fretta possibile, sono lì a fare da garanti perché ogni cosa che accade al Mercatino, compresi tutti e dieci i punti di questa lista, siano raccontati e, all'occorrenza, anche ripresi per la loro audience sempre in crescita. Che sia connessa dal web o dal banchetto di fronte. Bravissimi Ilaria Lia, Alessandra Caiulo, Emanele Ianne e Giuseppe Dell'Atti.

6. I coni di bombette di Martina Franca, e i loro espositori. Sono i protagonisti assoluti della sezione del Mercatino dedicata al cibo di strada, a Palazzo De Marco. La fila per ottenere ciascuno la propria parte di fagottini di capocollo di maiale è talmente lunga da mettere in difficoltà anche quella per la focaccia barese, e semplicemente umilia la povera scapece gallipolina, puzzolente e per pochi, come sempre, pochi metri più in là. Inoltre, i martinesi che sanno riconoscere un cliente in fila per la seconda volta, hanno dimostrato di saper essere molto generosi, nel ricompensarlo per la pazienza.

5. Il sollievo di scoprire che non tutte le persone che ne capiscono molto di cibo e affini, necessariamente somigliano alla Sora Lella o a Gianfranco Vissani. Anzi, molti dei gourmet che si aggirano per gli stand, con cipiglio e passo da veri intenditori, in verità hanno un fisico asciutto e atletico. Del resto, quasi necessario per dominare la ressa ad eventi del genere, e sgusciare vittoriosi dai conflitti corpo a corpo, per assicurarsi l'ultima puccia di un'infornata. Certo, anche in questo ci sono le solite eccezioni, ma non fissatele troppo perché tendono a diventare irascibili.

4. Scoprire che le mille e mille lampadine colorate, che costituiscono l'antica e nobile arte dell'installatore di luminarie, possano essere usate anche per altri scopi, oltre a quello di simulare presepi giganti fuori stagione, consumando peraltro una quantità scandalosa di energia elettrica (ma, comunque, contenti i Comuni). Al Mercatino, invece, Mariano Light si è superato nell'eleganza e nella discrezione delle luci utilizzate. Che, per di più, servono anche a qualcosa di fondamentale: indicare ai visitatori la direzione da prendere per sfondarsi di pesce fritto o di negroamaro.

3. Le palline di pasta di mandorla (a.k.a. "Le dolcezze messapiche") de "La Conca". Sì, la Conca, la pista. A 50 centesimi l'una, il rischio di fare veramente il botto è dietro l'angolo. Per la precisione, proprio di fronte a Martinucci, nel bel mezzo della Via dei Dolci. Mangiarne meno di 5 o 6 a testa, bombette precedenti permettendo, è praticamente impossibile. Il dramma viene quando, parlando con gli espositori, si scopre che le palle in questione non sono il prodotto di una pasticceria in pianta stabile, ma del servizio di catering dell'omonima pista per go-kart e location per cerimonie, sulla Maglie-Otranto. Non meravigliatevi se domenica prossima, improvvisamente, la vostra fidanzata vi passerà a prendere da casa con un casco integrale in testa.

2. Vedere, ogni tanto, un Fitto a scelta (non di livello ministeriale, s'intende) aggirarsi per gli stand, e non essere riconosciuto al volo. Chiedere di aggirare una transenna, e udire un rifiuto preliminare, seguito dalle varie versioni contemporanee e dialettali del più classico "lei non sa di chi sono nipote/cugino/amico intimo io". Non tutti gli espositori del Mercatino, infatti, sono basso-salentini. Anzi, sono numerosi i foggiani, i semi-brindisini, i baresi, i murgiani di varia latitudine ed estrazione. E' anche per queste vie che si avvera il fenomeno di cui un quotidiano locale ha parlato, ovvero il "carnevale fittiano": una cinque giorni di sospensione dal fittianesimo di osservanza stretta, in cui, almeno in parte, Maglie si scorda della sua famiglia più importante e potente. Invece che "carnem levare", dunque, "Fittum levare".

1. Non per piaggeria, ma l'ultimo punto siete semplicemente voi.