Rabbia, orgoglio e la festa del "non lavoro". Salento al collasso

Arriva il Primo Maggio, la “festa dei lavoratori”, ma sono migliaia i lavoratori che nel Salento non hanno nulla da festeggiare. Sulle loro spalle la paura, l’incertezza, anni di precarietà e per tanti lo spettro della disoccupazione. Le vertenze sul nostro territorio sono tante e alcune drammatiche, perché non hanno prospettive. Nel Salento ci sono settori che si sono "accartocciati" su se stessi, e non c’è una programmazione istituzionale che riesca a lanciare seriamente, e in maniera condivisa con le parti sociali, un’alternativa di sviluppo. 348.894 ore di cassa integrazione, 213.644 disoccupati, 5.432 aziende chiuse. La vertenza simbolo del fallimento imprenditoriale e istituzionale resta ancora oggi l’Adelchi. Un tunnel senza uscita. Se da una parte abbiamo visto un imprenditore che non ha mai avuto nessuna intenzione di mantenere la produzione e i livelli occupazionali in questo territorio, dall’altra c’è un Accordo di Programma ministeriale, risalente ormai al 2008, che non ha registrato nessun risultato: c’erano dei soldi che si potevano investire per il rilancio del settore, ma nessuna manifestazione di interesse da parte di imprese ha dato esiti concreti. Quasi 860 lavoratori (solo sul gruppo Adelchi), che non hanno nessuna prospettiva. Insieme a loro i lavoratori della Pista di Nardò, di Billa, dell’Omfesa, dell’Orchestra Ico Tito Schipa, i precari della sanità e quelli del settore edile. A tutti loro è dedicato questo video.