Costume Provincial. I leccesi al cinema.

Se c'è un aspetto del mondo dello spettacolo tradizionale che continua a interessare molto i salentini è l'andare al cinema. Non importa quale sala o multisala sia: se megalitica come l'ex Medusa (ora "The Space"), o minimalista come l'ottimo Odeon di Porta Rudiae: l'atto di farsi strappare un biglietto dalle mani è ancora uno dei riti del vecchio mondo novecentesco cui più difficilmente il 2010 sa rinunciare. Questo, naturalmente, anche perché è uno dei gesti novecenteschi più economici; nonostante i prezzi in euro raggiunti dalle migliori sale facciano rabbrividire, negli attimi di lucidità, ormai, anche i nati negli anni '90.

Certo, sale come quella in via Libertini (fra l'altro, presente su Twitter) rappresentano un'eccezione, con la gentilezza che porta i suoi gestori addirittura a rifornire di tovaglioli e bicchierini usa e getta i clienti che necessitino di una sosta alla macchinetta automatica delle bevande. Ma non è che la normalità sia tanto di casa, dalle parte del vecchio Medusa, quintessenzialmente popolare e surbino com'è.

Quante volte il cosiddetto "effetto Surbo" ha compromesso per sempre le scene più potenzialmente raccapriccianti di un horror di razza, fin dai tempi di Hostel o ancora prima. Ricordi nitidamente quando ci vidi il primo episodio di Paranormal Activity. Per quanto il montatore del film si sforzasse di farmi saltare sulla poltrona (comodissima) ad ogni indemoniato movimento di lenzuola, puntuali come la stessa regia gli avventori della sala mi ricordavano, ogni volta possibile, dove risiedesse il confine sottile fra la realtà e la finzione, fra lo spavento e il suo superamento: "Ziccala, ziccala, la capra! Ziccalo, lu demoniu!".

Questo, per quanto riguarda il filone orrorifico, e per tacere su quello scollacciato dei cinepanettoni, in cui l'ovvio entusiasmo del pubblico, sempre più interattivo con la pellicola, per le curve di Aida Yespica mi rende impossibile concentrarmi sulle battute di Massimo Boldi (e qui la cosa non è poi tanto grave).

La novità assoluta, invece, si è registrata la scorsa settimana, con il caso di "Inception". Questo film è il culmine di una lunga tradizione di titoli che hanno un obiettivo molto preciso. Sono concepiti a tavolino per essere abbastanza complessi, per trama e tema, da non essere capiti istantaneamente dall'uomo della strada. Nondimeno, a lungo andare vengono capiti, e sono dunque, in alcuni casi, la prima grande occasione per il suddetto uomo di capire "con le sue mani" un film "difficile".

Non vi dico la sorpresa, allora, quando l'effetto Surbo, davanti a Inception, non si realizzava affatto esaltando la silhouette di Marion Cotillard, bensì, urlando: "Ce film! Ce cose te pacci! Ce belli livelli: nu suegnu intra nu suegnu intra n'autru suegnu!". Andrò ancora più spesso al The Space, i suoi manager possono contarci.

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